di Daniela Giuffrida
“Non c’é alcuna informazione che contraddica le valutazioni iniziali fatte dalle autorità francesi sulla responsabilità dell’Isis negli attacchi di Parigi” afferma – secondo l’ANSA – la Casa Bianca, al termine della riunione del National Security Council a cui hanno partecipato i vertici dell’Intelligence Usa.
Obama si è preoccupato di raccomandare che vengano rafforzate la sicurezza nazionale e quella delle sedi diplomatiche in Europa, sebbene non ci siano minacce specifiche per gli Stati Uniti. Poi ha telefonato al suo omologo francese, François Hollande ed ha ribadito che i due Paesi “continueranno a lavorare insieme e con altri Paesi nel mondo, per sconfiggere il flagello del terrorismo”.
Angela Merkel avrebbe detto, rivolta al popolo francese, durante un statement alla Cancelleria: “Noi, gli amici tedeschi, vi sentiamo così vicini. Noi piangiamo con voi. E combatteremo insieme la battaglia contro coloro che vi hanno fatto quel che non si può concepire”.
Parole di sdegno sono arrivate dal Vaticano che ha definito la carneficina “un attacco alla pace di tutta l’umanità che richiede una reazione decisa e solidale da parte di tutti noi per contrastare il dilagare dell’odio omicida in tutte le sue forme”.
“L’intera comunità internazionale dovrebbe unire i propri sforzi per combattere efficacemente il terrorismo”, ha scritto Vladimir Putin in un telegramma al presidente francese.
“L’Italia piange le vittime di Parigi e si unisce al dolore dei fratelli francesi. L’Europa colpita al cuore saprà reagire alla barbarie”. Così Matteo Renzi all’ ANSA, mentre il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha espresso “apprensione e forte dolore”.
Ancora espressioni di solidarietà da parte del Ministro dell’Interno Angelino Alfano del presidente del Senato Pietro Grasso e della presidente della Camera Laura Boldrini, mentre si serve di un tweet il Ministro degli esteri Paolo Gentiloni .
Altro tweet dall’ ex presidente Usa Bill Clinton, dal presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk e dal premier britannico David Cameron, un tweet anche dal presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz e dal presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker.
Gesti e parole di solidarietà nei confronti di Parigi sono giunti da ogni parte del mondo: monumenti e impianti sportivi sono stati illuminati dal rosso, bianco e blu della bandiera francese, mentre è stata spenta per lutto la Tour Eiffel. Sui social, come già accadde lo scorso 7 gennaio, dopo l’attentato terroristico contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, sono comparse bandiere francesi listate a lutto e le foto dei “profili” hanno assunto i colori della bandiera francese.
L’unanime cordoglio per quanto avvenuto a Parigi non può che trovare tutti concordi ma, al tempo stesso non impedisce di chiedersi perché queste manifestazioni di solidarietà si “accendano” solo quando ad essere colpite da immani tragedie sono i paesi occidentali: che ne è di tutte le stragi più o meno nascoste, più o meno rivendicate, che periodicamente avvengono nel mondo?
Squadroni della morte seminano cadaveri innocenti in Brasile; in Pakistan periodicamente avvengono attacchi terroristici, l’ultimo, quello nella scuola publica militare di Peshawar il 16 dicembre scorso, ha visto cadere 132 fra bambini e adolescenti di età compresa fra 10 e 18 anni e 13 adulti, per mano di sei uomini armati appartenenti ai Tehrik-e-Taliban.
E i massacri in Nigeria, dove Boko Haram ed i suoi integralisti amano seminare il terrore? 2000 morti lo scorso gennaio, un intero villaggio sterminato e 160 persone passate per le armi a metà agosto; altre 46 agli inizi di settembre.
E gli studenti in Kenia? E la Siria? 400 donne e bambini massacrati a Palmira lo scorso maggio e i 224 venuti giù insieme all’Airbus A321 della russa Metrojet, esploso in volo, lo scorso 31 ottobre? E le 23 persone rimaste tre giorni fa, sotto le macerie provocate dai colpi di mortaio su Latakia, la roccaforte russa in Siria?
Per tutte queste stragi, niente nastrini sui network, niente bandiere, niente candeline accese sulle finestre, niente “Je suis..” Tutte tragedie da attenzionare se ci capitano davanti, due righe in cronaca e ciao, fino alla prossima strage.
Osservando tutte queste insensate “disparità” date da un dubbio senso di pietà, non resta che chiedersi: come funziona questa “Umanità”?
Il diritto alla vita non è universale? E la “pietas” è davvero da provare solo per la parte “civilizzata” del pianeta e gli altri, tutti gli altri? Non meritano lo stesso riguardo, la stessa attenzione, lo stesso cordoglio?
Ci sarà mica una forma di egoismo “latente”, ma non troppo, in questo nostro bisogno di piangere giustamente solo alcune povere vittime della brutalità umana? Ovvero, che migliaia di “selvaggi” muoiano pure, serenamente ignorati a casa propria (pace all’anima loro!) nei loro “lontani” paesi, purchè non si tocchi il cuore della vecchia Europa e del potente occidente in generale, del resto, ci siamo NOI in questo Occidente e la prossima volta potrebbe toccare a noi!
Che i capi di Stato continuino ad inviare i sensi del loro cordoglio al presidente Hollande e noi continuiamo pure a piangere questi poveri morti francesi, ma chiediamoci se avremmo fatto lo stesso qualora queste stesse 160 “creature umane”, abitanti di questo pianeta, nate in Francia piuttosto che in Kenia o a Palmira, fossero state massacrate nei loro lontani paesi africani piuttosto che in altri mediorientali: avremmo avuto lo stesso cordoglio nei loro confronti?