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Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

MESSINA − LUCIO: UNO DEGLI “ULTIMI” DELLA CITTÀ DELLO STRETTO

Di Daniela Giuffrida

Lucio se n’è andato, niente necrologi per lui, niente cordoglio se non quello di coloro che lo avevano conosciuto e amato: Lucio era semplicemente un homeless, un senza tetto, solo uno degli “ultimi”che vivevano nella città di Messina. Eppure quel “barbone” era stato il protagonista di un evento unico: era stato lui a tagliare il nastro durante l’inaugurazione della “Casa di Vincenzo”.

Quel 17 febbraio 2014, Lucio aveva aperto ai senzatetto della città le porte di un rifugio voluto per loro dalla Giunta Accorinti, una struttura ricavata in una porzione “abbandonata” degli ex magazzini generali, ubicati in prossimità del porto. Venticinque posti letto distribuiti in due sezioni, una da otto letti per le donne e l’altra con i rimanenti 17 posti, per gli uomini. Senza clamori e senza pubblicità di sorta Accorinti, il sindaco degli ultimi, aveva trascorso la prima “notte di vita” della Casa di Vincenzo, dormendo accanto ai suoi ultimi, fra i quali il suo amico Lucio. Ma di questi fatti abbiamo già raccontato QUI.


Adesso, però, Lucio se n’è andato per sempre.

Scrive Renato Accorinti, ricordando il vecchio amico:

“Ho conosciuto Lucio quando ero sindaco. Veniva tutti i giorni al Comune. Lì si sentiva tranquillo. Mi raccontava che per dormire passava tutta la notte su uno dei traghetti delle Ferrovie dello Stato, facendo avanti e indietro, Messina – Villa San Giovanni.

All’alba gli offrivano un caffè e via per un altro giorno.

In uno dei tanti incontri gli dissi che volevamo fare un *dormitorio per i senzatetto* e da allora, tutti i giorni, mi chiedeva: “Renato a che punto siamo? A quando l’inaugurazione?”.

Non era facile fargli comprendere le difficoltà, la burocrazia, la mancanza di soldi, i rinvii inevitabili.

Ma un bel giorno, finalmente, gli diedi la buona notizia della data dell’inaugurazione del rifugio per la notte.

Partimmo insieme dal Comune e lo feci salire in macchina al mio posto, accanto al vigile urbano che ci accompagnò all’evento. Arrivammo e trovammo tante persone della società civile e delle istituzioni, i molti volontari che avevano contribuito all’apertura del dormitorio dedicando il loro tempo all’arredamento e all’abbellimento degli spazi, i suoi amici e i giornalisti.

Feci tagliare a lui il nastro di inaugurazione. Era strafelice. Gli diedi il microfono e improvvisò un discorso appassionato e carico di emozione. Il sorriso di quella sera rimarrà nella storia della nostra città.

Quella notte restai a dormire alla “Casa di Vincenzo”, accanto a Lucio e insieme agli altri amici senzatetto. Lui era pieno di gioia ed anche io. E non lo dimenticherò mai.

Ho voluto dare alla casa dormitorio il nome di ‘Vincenzo’ per dedicarla ad un senzatetto che frequentavo negli anni Settanta e Ottanta e col quale divenni amico.

“La Casa di Vincenzo” è la cosa più bella e significativa che abbiamo realizzato con la mia Giunta e rimarrà impressa per sempre nella mia anima.

Arrivederci Lucio, salutami Vincenzo!”

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