Di Daniela Giuffrida
Il malessere dei dipendenti ODA (Opera Diocesana Assistenza) sembra destinato a non avere fine. Da anni, 500 dipendenti provati da continui ritardi nelle retribuzioni, chiedono agli amministratori risposte chiare e sensibilità nei loro confronti, senza ottenere né le prime, né l’altra.
L’assenza di “trasparenza” in risposte che nemmeno vengono date e la mancanza di sensibilità verso le loro famiglie che sono costrette a vivere in condizioni di ristrettezza assoluta esasperano, ogni giorno di più, gli animi dei 500 lavoratori ma ciò nonostante essi MAI hanno cessato di prestare la loro opera verso quei disabili che della loro “assistenza” hanno assoluto bisogno.
In vista dello sciopero che attueranno il prossimo 26 aprile, i dipendenti ODA hanno stilato un documento che qui riportiamo integralmente.
IL COMUNICATO
“Superato il pericolo del fallimento, all’ODA tutto torna come prima.
A cominciare dai ritardi stipendiali: ad oggi aspettiamo ancora le retribuzioni di febbraio e marzo, avendo già lavorato 15 giorni di aprile. A niente è servita la convocazione all’ufficio del lavoro da parte del sindacato USB, a niente la proclamazione dello sciopero che si attuerà il 26 aprile.
Il piattume delle altre sigle sindacali è ormai incancrenito, il silenzio è assordante. Dopo il jobsact e l’abolizione dell’articolo 18 anche il diritto alla retribuzione forse rischia di essere abolito (art.36 Costituzione e art.2099 Codice Civile)?
Sembra non interessare a nessuno che 500 dipendenti continuino a indebitarsi. Non fa notizia. Si tratta della piaga dell’indifferenza che attanaglia la società odierna o si tratta di un silenzio imposto, di un dictat a non parlarne?
Ma ciò che più affligge i dipendenti è l’assoluta e ostinata mancanza di comunicazione e verità, nemmeno un rigo per spiegare i motivi dell’assenza delle retribuzioni nè per dare una data dei pagamenti. Il Commissario Landi non parla e non scrive, tuttalpiù, se lo incontri in occasione di eventi pubblici risponde che si sta facendo in quattro per trovare i soldi.
Ma che significa? Dove li cerca i soldi? Ce lo dica che lo aiutiamo anche noi a cercarli. Al di la della battuta amara tutto ciò è umiliante, elemosinare informazioni ai direttori, marcare stretti alcuni dirigenti dell’ufficio per avere risposte. L’assenza di comunicazione si allarga a macchia d’olio, così anche i sindacati non comunicano con i loro iscritti ed è trasversale la ricerca di informazioni tra i dipendenti. Roba da farci uno studio sociologico.
E che dire della impossibilità, ormai da un anno, di telefonare in amministrazione? La linea cade, nessuno risponde: il messaggio è chiaro, non vogliono parlare. Prima di Pasqua ci era stato promesso dal Commissario un incontro per essere messi al corrente del piano di rientro, ma ad oggi non è ancora stato programmato. Niente stressa più della mancanza di comunicazione, dell’assenza di confronto perchè opera su chi la subisce una sorta di depersonalizzazione.
Quello che ci preme è far sapere all’opinione pubblica, al Tribunale fallimentare, a chi sta eseguendo le indagini per le varie denunce a carico dell’ODA, ai politici, ai giornalisti e a quanti vorranno sottrarsi alla macchina dell’indifferenza che noi dipendenti stiamo male, male, male e siamo lasciati soli in questo destino di povertà e silenzio.
Ringraziamo sentitamente il Vescovo che non perde occasione per complimentarsi con noi che continuiamo a lavorare in questa situazione. Gli ricordiamo però che i complimenti non si portano a tavola, non ci si può fare benzina, non ci si può pagare mutui e bollette.”