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Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

GAZA – “BIG DAY FOR ISRAEL” – CONGRATULATIONS, MR. PRESIDENT!

Di Daniela Giuffrida

“Big day for Israel. Congratulations!” – Io credo ci sia poco da esultare caro Donald J. Trump, ancora meno da essere orgogliosi e assolutamente nulla di cui vantarsi.

Ieri, nel 70 anniversario della “nascita” dello stato di Israele, lapertura dell’ambasciata americana a Gerusalemme – spostata da Tel Aviv per volere del presidente Trump – ha fatto sì che diverse decine di migliaia di palestinesi si riversassero a Gaza verso il confine con Israele, nel vano tentativo di manifestare contro le barriere di protezione poste in essere dai militari israeliani. Da settimane i Palestinesi hanno iniziato quella che viene definita la “marcia del ritorno”, una serie di manifestazioni e proteste che ripetono ogni venerdì, nel tentativo di rendere chiara la loro volontà di riappropriarsi di quei territori dai quali sono stati “cacciati” nel 1948, all’atto della costituzione dello stato di Israele.

Lancio di sassi e copertoni incendiati, dunque, da parte dei Palestinesi contro le barriere di protezione dei confini, nel tentativo di offuscare la vista ai cecchini israeliani ma, questi, non hanno mancato di sparare nel mucchio, uccidendo oltre 50 persone e ferendone quasi duemila. Questa la cronaca dei fatti.

Sarebbe facile parlare di un paese che dal 1968 ha violato centinaia di Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza ONU che condannavano o criticavano le sue azioni e le sue politiche governative; di un paese che ha ignorato almeno un centinaio di altre Risoluzioni ONU che chiedevano la cessazione delle dure misure contro la popolazione palestinese e tutte quelle che chiedevano il ritiro delle forze di occupazione israeliane. Di un paese che per anni – dal giugno del 2007 – ha imposto su Gaza un “blocco”, col quale ha, di fatto, violato l’Articolo 33 della quarta Convenzione di Ginevra, un articolo che detta chiaramente le regole per la “Protezione dei civili in tempo di guerra”.

In questo paese, tutto ciò che accade oggi, appare come un inutile tentativo di “ripulire” un’immagine sempre più sporca del sangue di innocenti vessati oltre ogni limite e in tutte le maniere possibili.

Così, da quell’avvio di un Giro d’Italia e delle sue prime tre tappe “spacciate” per un tributo al centenario della nascita di Gino Bartali (che ricorreva però 4 anni fa e costate – sembrerebbe – un mucchio di soldini a Israele), alla vittoria conseguita da una “cantante”, ex volontaria per 6 anni nell’esercito israeliano, al festival “europeo”, Eurovision song contest (che ha garantito di fatto, al governo di Gerusalemme, la possibilità di ospitare l’edizione del prossimo anno), tutto sembra volto a quel fine. Dietro tutto questo, ovviamente, gli Stati uniti.

Afferma Gideon Levy, giornalista israeliano del giornale Haaretz, ripreso dal sito @senzapaura.org: “Spostare l’ambasciata schiacciando ciò che resta della dignità dei palestinesi è un chiaro segnale degli Stati Uniti per Israele: continuate a uccidere, a schiacciare e ignorare i loro diritti. L’America non solo permette, arma e finanzia tutto questo, ma perfino lo incoraggia.” E aggiungiamo noi, anche Italia e il resto dell’Europa asservito agli Stati Uniti, si uniscono all’infamia.

+foto dal web

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