Di Daniela Giuffrida
Tanti anni fa conobbi una vecchia signora che viveva in un piccolo paese etneo, nonna Agata la chiamava mia figlia. Lei era una donna forte e molto umile insieme ma era, soprattutto, una donna antica e saggia.
Quando nonna Agata ci raccontava di qualcuno che non c’era più, non diceva mai “buonanima” o “tizio, che è morto”, lei diceva sempre: “tizio, che è nel mondo della verità”.
La prima volta che lo disse, non riuscii a capire, immaginai si riferisse a una persona particolare, a un avvenimento particolare che riguardava il defunto del quale stava parlando; conoscendola meglio, però, mi resi conto che lei
usava sempre quell’espressione.
Per lei, se qualcuno in vita fosse stato una brava persona o meno, non aveva alcuna importanza; la sola cosa importante era che quella persona fosse ormai e, per sempre, nel “mondo della verità. “In quel mondo che ci accoglierà tutti – mi disse un giorno – tutti saremo in grado di conoscere la verità vera su tutto e tutti e finalmente non avremo più dubbi o incertezze su nessuno.”.
Secondo nonna Agata, in quel “mondo” ognuno di noi troverà pace e perdono perchè tutti saremo in grado di capire le debolezze dei vivi e i loro limiti e riusciremo a vedere la verità vera, quella libera da orpelli e false interpretazioni che i vivi tendono a costruire intorno a ciò che accade e alle persone stesse: in quel mondo tutti saremo capaci e felici di perdonare e di essere perdonati.
Nonna Agata morì un giorno che non ricordo bene, ricordo di non aver sofferto tantissimo e non perché non fosse una “brava persona” o perchè non provassi affetto per lei ma perché pensai e, ho continuato a pensare, che lei fosse andata e sia per sempre nel suo “mondo della verità”.
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