Di Daniela Giuffrida
“Non ti ricordi di Ken Saro Wiwa? Il poeta nigeriano, un eroe dei nostri tempi. Non ti ricordi di Ken Saro Wiwa? Perché troppo ha amato l’hanno ammazzato davanti a tutti. Bugiardi dentro, fuori assassini, vigliacchi in divisa.”
Era il 2009 quando “Il teatro degli orrori”, band noise rock italiana, dedicava la titletrack del suo secondo album, A sangue freddo, al poeta nigeriano giustiziato nel 1995 perchè scomodo agli interessi di una grossa multinazionale del petrolio.
Quando sono in gioco gli interessi di questi signori, tutto può accadere in Africa come altrove, ma in Africa peggio e prima che altrove. Poi il tempo deposita quintali di sabbia su quanto è avvenuto e ogni cosa riprende il suo – giusto o ingiusto non importa – cammino.
Ken Saro-Wiwa e altri cinque attivisti – giusto per non dimenticare – vennero impiccati il 10 novembre 1995 al termine di un processo farsa. Wiwa era fondatore del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop), per anni si era battuto contro i danni ambientali causati dalle attività di estrazione della Shell nel sud della Nigeria e contro la miseria, tragicamente imposta da governanti privi di scrupoli, corrotti e autoritari come Abacha.
Gli attivisti furono impiccati improvvisamente e senza un regolare processo, senza che avessero la possibilità di ricorrere ad un grado di giudizio superiore, non fu data loro alcuna possibilità di difendersi.
All’indomani di questi fatti, la compagnia petrolifera fu perseguita per complicità con l’ex regime militare nigeriano e per l’assurda esecuzione di quei sei civili che avevano “osato” opporsi ai suoi metodi estrattivi.
Quattordici anni dopo la morte dello scrittore e attivista Ken Saro-Wiwa, gli anglo-olandesi della Shell accettarono di pagare 15 milioni e mezzo di dollari (11,1 milioni di euro) per evitare di comparire in un imbarazzante processo che certamente non avrebbe giovato alla loro immagine. Ovviamente hanno sempre negato qualsiasi implicazione nella morte dei sei attivisti dei diritti dell’uomo e della protezione dell’ambiente, che avevano manifestato tanto a lungo e inutilmente, nella regione di Ogoni, nel sud della Nigeria.
Manco a dirlo la Shell continua a operare serena e tranquilla in quel paese!
A noi, che in merito non abbiamo alcun potere, non resta che ascoltare in silenzio il rock duro del Teatro degli Orrori e l’idea che “generazioni intere sono state ingannate per sempre, a sangue freddo” e che Ken Saro Wiwa è morto.
Evviva Ken Saro Wiwa.