Di Daniela Giuffrida
“La Sicilia contemporanea appare sempre più seduta sulla sua storia millenaria a contemplare un passato grandioso da rimpiangere e a guardare con disinteresse un presente senza futuro” scrivono gli autori del volume: “Il patrimonio degli equivoci”, presentato lo scorso 4 dicembre, presso la facoltà di Architettura di Siracusa.
Ma è così gravemente statico, dunque, lo status in cui versano i beni culturali in Sicilia? Sembrerebbe di si.
Antonio Gerbino, giornalista pubblicista che da anni si occupa di beni culturali e Francesco Santalucia, architetto occupato da sempre nella valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e umano, sono gli autori de “Il Patrimonio degli Equivoci” una interessante ricostruzione di inchiesta dei “danni” che, in quarant’anni di storia, le contraddizioni, le omissioni e la cattiva gestione di una classe politica
siciliana hanno procurato ad una Autonomia Speciale “modello”, determinandone così il fallimento.
“Quarant’anni fa lo Stato Italiano ha trasferito alla Regione Siciliana i poteri in materia di beni culturali – ha affermato il prof Giuseppe Voza, già soprintendente ai BB.CC. di Siracusa, aprendo il dibattito – ma la Regione non si è preoccupata di promuovere la partecipazione democratica dei cittadini alla politica della tutela e della valorizzazione anzi, ha creato una specie di sistema parallelo preferendo finanziare una miriade di singole iniziative, “effimere e decontestualizzate” che, prive di un vero disegno di politica culturale, hanno reso uno dei patrimoni culturali più importanti del mondo, una sorta di “patrimonio degli equivoci. Ciò che la Regione ha fatto è stato operare male, nascondendosi dietro tante belle parole”
Anche secondo gli autori, la Regione Siciliana, avrebbe disatteso uno dei suoi compiti istituzionali, mancando uno degli obiettivi importanti della propria Autonomia: la partecipazione democratica dei cittadini attraverso la nascita di nuovi percorsi. Invece ha finito col creare un sistema ricco di limiti e di contraddizioni, demotivando e delegittimando ottime professionalità, bloccando le prospettive di lavoro di tanti giovani qualificati.
L’indagine dei due autori, eseguita con cura, ripercorre gli ultimi 40 anni della legislazione siciliana, partendo da pochissimi elementi, ovvero da diversi capitoli di bilancio e pian piano si snoda e prende forma mantenendo comunque il debito distacco da certi fenomeni creati dai meccanismi del sistema: il testo riesce così a non essere polemico e, senza connotazione partitica di alcun tipo, riesce a mantenere una visione politica d’insieme che fornisce gli strumenti per una riflessione costruttiva lanciando, soprattutto, uno spiraglio di luce verso il futuro.
Ma la valorizzazione dei beni culturali non può non passare attraverso la formazione, la specializzazione e soprattutto l’impiego del personale che, dovrebbe avere il compito di prendersi cura di quei beni e quindi?
“E’ giusto preoccuparsi dello stato di salute dei beni culturali senza curarsi anche di coloro che di beni culturali si occupano per
professione? – ha fatto notare nel suo intervento la dott.ssa Ghiselda Pennisi, segretario per la Sicilia dell’Ass, Nazionale Archeologi – Centinaia di operatori, o potenziali tali, formati a più livelli per operare nel settore della valorizzazione ma che troppo spesso si trovano fuori dai tavoli di progettazione. Nella speranza di non dover diventare vecchi prima di poter rinnovare un settore che da solo potrebbe essere il cavallo vincente di una Regione come la Sicilia, che “sulla carta” è già avanti ma che si nasconde nelle retrovie per volere di chissàchi.”
Forte e deciso l’intervento della Pennisi la quale non ha mancato di far notare, nel suo intervento, come nella “Regione dei Balocchi”, ci siano molti, troppi, specialisti che ancora non trovano una collocazione in Sicilia. E’ paradossale, infatti, che nella valorizzazione e divulgazione vengano coinvolti Architetti, Ingegneri, comunicatori, esperti di marketing, ma quasi mai i professionisti dei beni culturali.
“Eppure ci costringono ad essere sempre più formati, ci si richiede qualsiasi tipo di percorso di studio e siamo sempre più specializzati – ha affermato l’archeologa – sempre più formati ma per fare cosa? Penso che siate tutti d’accordo con me che la valorizzazione ha un valore se tutti queste norme e procedimenti hanno una ricaduta sul lavoro, sennò noi cosa ci stiamo a fare?
Non me ne vogliate ma ho sentito parlare del Sistema: “non è colpa nostra, non è colpa della politica o delle amministrazioni, ma del Sistema”! Chi sarà mai questo Signore Oscuro?!
Il sistema, cari signori, è fatto da persone e dalle scelte che queste persone fanno; dalle leggi emanate da chi si muove all’interno delle istituzioni! Quello che io ho letto tra le righe del libro, non è Storia, purtroppo, è attualità e il problema che riscontro non è l’autonomia della Regione Siciliana, che di per se poteva essere una cosa ottima; Il problema è l’aborto costante e continuo di ogni forma di idea che possa far crescere questo settore. Noi siamo un plotone, un esercito pronto a combattere stipato in un deposito.
L’ultimo concorso è stato nel 2000 – ha concluso la Pennisi – sembra ieri ma sono passati 19 anni. È davvero tanto tempo e, senza voler togliere nulla a chi fino ad oggi ha portato avanti il “sistema”, forse è giunta l’ora di un ricambio generazionale: non fateci aspettare di diventare vecchi per portare aria nuova.”
A conclusione del dibattito l’assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa, ha annunciato di essere pronto a firmare il decreto di istituzione del Parco della Villa del Casale di Piazza Armerina (firmato ieri, sembrerebbe) e quello relativo alla istituzione del Parco Archeologico di Siracusa. Inoltre l’assessore ha annunciato che presto il “Castello Eurialo”, verrà reso fruibile al pubblico ed entrerà di diritto a far parte del Parco Archeologico di Siracusa, al quale sarà collegato da un servizio di bus-navette.
Infine è stato presentato da un gruppo di operatori del settore, riunitisi sotto la sigla “FERMIAMO LA DERIVA”, il testo di una petizione indirizzata alla Regione Siciliana perché, chi di dovere, prenda atto della necessità di elaborare in tempi brevi un efficace piano di tutela e di valorizzazione, rimuovendo (anche dal suo interno)tutte le fortissime resistenze che, di fatto, impediscono la vera crescita del settore.
Di seguito, il testo della petizione da visionare e firmare.