I lavoratori SEUS in piazza a Palermo contro le intollerabili aggressioni degli ultimi mesi
- Daniela Giuffrida
- 25 mag
- Tempo di lettura: 3 min

Manifestazione dei dipendenti del 118 davanti alla Prefettura: richieste e proposte al centro dell’incontro con le istituzioni
Nella mattinata dello scorso 9 maggio, in via Cavour, davanti agli uffici della Prefettura di Palermo, si è svolta una manifestazione organizzata dai lavoratori della S.E.U.S. S.C.p.A., la società in house providing della Regione Siciliana che gestisce il servizio sanitario di urgenza ed emergenza su gomma. A guidare la protesta è stato il sindacato COBAS Pubblico Impiego, che ha chiesto con forza di essere ricevuto per affrontare un tema che da oltre un anno preoccupa profondamente la categoria: le aggressioni subite dal personale durante gli interventi di soccorso.
La delegazione sindacale ha denunciato come la crescente insicurezza sui luoghi di intervento rappresenti un serio pericolo per la salute fisica e mentale degli operatori del 118, oltre a generare un effetto domino che rallenta l’intera catena dei soccorsi.
Durante la mattinata, la delegazione è stata accolta dal rappresentante prefettizio, dott. Barbera, accompagnato dai suoi collaboratori. Il confronto ha permesso di esaminare gli episodi più gravi avvenuti nell’ultimo periodo e di porre l’attenzione su proposte concrete finalizzate a tutelare il personale sanitario.
Le richieste presentate sono state articolate nei seguenti punti chiave:
Inasprimento delle sanzioni e certezza della pena per chi si rende responsabile di aggressioni contro operatori sanitari nell’esercizio delle loro funzioni, con l’obiettivo di contrastare queste azioni vili in maniera decisa.
Sensibilizzazione dell’opinione pubblica, attraverso campagne mediatiche e pubblicitarie sui principali canali televisivi e informativi, per far comprendere le conseguenze fisiche, psicologiche e operative di ogni aggressione: dal trauma per le vittime al blocco temporaneo delle postazioni di soccorso, fino alla messa fuori uso dei mezzi in attesa di riparazione.
Istituzione di un “panic button”, un sistema di allarme installato a bordo dei veicoli di emergenza, che consenta l’invio immediato di una richiesta di soccorso alla centrale operativa delle forze dell’ordine in caso di pericolo.
Formazione e attenzione da parte della Centrale Operativa 118 e N.U.E., che – secondo i rappresentanti sindacali – dovrebbero svolgere accurate interviste preventive per valutare i rischi legati ai singoli interventi e, laddove necessario, prevedere il supporto delle forze dell’ordine.
Riorganizzazione delle automediche sul territorio, al fine di garantire interventi tempestivi, disinnescare tensioni o episodi di isteria, ottimizzare le risorse e liberare le ambulanze da interventi gestibili direttamente dal personale medico.
Al termine del confronto, entrambe le parti si sono dette soddisfatte del dialogo avvenuto. Il sindacato COBAS Pubblico Impiego ha confermato il proprio impegno a proseguire nella denuncia delle criticità e a cercare soluzioni concrete per tutelare i lavoratori iscritti.
Il dott. Barbera, dal canto suo, ha assicurato che tutte le istanze presentate saranno sottoposte agli organi istituzionali competenti, esprimendo convinzione e sostegno alla causa dei lavoratori e riconoscendo la legittimità e la gravità delle preoccupazioni espresse.
Nel comunicato conclusivo, i rappresentanti sindacali hanno lanciato un appello alla coscienza collettiva, auspicando che l’iniziativa riceva l’attenzione mediatica e istituzionale che merita, e che la cittadinanza tutta possa maturare una nuova consapevolezza: quella del rispetto verso chi, ogni giorno, è chiamato a intervenire in prima linea per salvare vite.
L’obiettivo dichiarato è quello di risvegliare il senso civico, affinché le istituzioni siano in grado di ripristinare l’ordine e garantire sicurezza, anche attraverso una ferma presa di posizione politica.
Infine, il sindacato ha voluto esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i lavoratori, uomini e donne, vittime di aggressioni durante il servizio, ribadendo l’urgenza di misure concrete per la loro tutela.
