Di Daniela Giuffrida
Sono trascorsi due anni dall’ultima volta che Renato Accorinti ha varcato l’ingresso di Palazzo Zanca nelle sue vesti di sindaco di Messina: gli abitanti della città dello stretto hanno davvero smesso di “amarlo”?
Al di là del fatto che, dal 26 giugno del 2018, Cateno De Luca varca quell’ingresso al suo posto, da quelle elezioni è trascorso del tempo e quando il tempo scorre, si sa, porta via cose vecchie e ne regala di nuove, accadono cose e altre cambiano e i messinesi cominciano ad avvertire le differenze fra le due amministrazioni, cominciano a pensare che “forse, tanto male Accorinti non era”. Non è difficile trovare sul web e sui social affermazioni di questo tipo e, per noi che lo abbiamo conosciuto, è facile credere che queste rispondano al vero.
Non conosciamo bene la storia degli ultimi anni di Messina, di certo sappiamo che giorni fa il Consiglio comunale ha votato una mozione d’indirizzo che era stata promossa della vecchia amministrazione perché si desse un nome alla strada che passa davanti a Palazzo Zanca.
Il nome proposto non era quello di un personaggio illustre o quant’altro: “Via dei costruttori di pace, di giustizia e nonviolenza”, era stato proposto da Accorinti e, contro ogni previsione di De Luca, quella vecchia delibera è stata approvata dal “suo” Consiglio comunale.
Vorrà dire qualcosa?
Non lo sappiamo, noi lasciamo parlare i fatti e i fatti dicono che Renato Accorinti è rimasto e rimane uguale a se stesso e tanto ci basta.
Lo scorso 27 gennaio, giorno della memoria, ci ha inviato un suo messaggio che riportiamo di seguito.
“Oggi è il 27 gennaio, la Giornata della Memoria istituita per ricordare l’orrore della ferocia nazifascista. Il mondo si ferma per indignarsi e soprattutto per cercare di capire come, solo pochi anni fa, l’uomo sia riuscito a macchiarsi del crimine peggiore mai perpetrato nella storia dell’umanità. Ma attenzione, ricordare e non dimenticare tutto ciò non basta: l’uomo può ripetere quell’orrore. Chi pensa di essere solo spettatore, di non fare né bene né male e restare indifferente, è complice. Siamo tutti coinvolti, singoli e Istituzioni . Se non ci sforziamo tutti di essere migliori, cercando di costruire una società pacifica basata sui valori di umanità e fratellanza, a che serve allora vivere? Il miglior antidoto contro ogni violenza è investire (singoli e istituzioni) le migliori risorse sulla componente affettiva, educativa e culturale, e ogni essere umano così potrà trovare se stesso.”