di Daniela Giuffrida
Ieri, a Palermo, era attesa la sentenza del CGA relativa alla “faccenda Muos di Niscemi”, sentenza rimandata a data prossima ma non precisata. Ecco la cronaca della giornata, raccontata da uno dei “vecchi” del popolo dei No Muos.
Maurizio Giannetto è per tutti Maurì, vive a Niscemi ed è uno dei volti della Niscemi che lotta, di quella Niscemi che si muove da anni contro il Muos e contro quel palese e becero autoritarismo che US NAVY e Ministero della Difesa italiano, stanno esercitando nei confronti della sua popolazione inerme, ormai da troppo tempo.
Di Maurizio, tutti conoscono le grandi doti di umanità, disponibilità e franchezza, lui è uno di quelli che le cose non le manda a dire. Nel decidere come raccontare cos’è avvenuto ieri a Palermo è bastato leggere il suo scritto, riproporlo ci è sembrato un gesto di onestà nei suoi confronti e nei confronti di coloro che in questa “lotta” credono davvero e ne hanno fatto scopo di vita e motivo di orgoglio.
“8 luglio: vi racconto com’è andata. Non aspettatevi la trama di un film, il resoconto di una giornata di gloria, l’epica battaglia del bene contro il male dei supereroi che si battono per la sopravvivenza del genere umano. Nulla di tutto ciò: ciò di cui voglio parlarvi è la terribile, straziante giornata di un gruppo di persone normali, persone comuni come siete voi, persone che un giorno di luglio, invece di restarsene a casa a dormire con i propri figli, mariti, mogli, decide di alzarsi alle 4 di mattina, lavarsi, vestirsi, le donne truccarsi, perdere una giornata lavorativa, per essere pronte, un’ora dopo o giù di li, per prendere un autobus che, di lì a qualche ora, li porterà a Palermo. Partenza prevista per le 5, alle 5.10 non c’è ancora nessuno: tutto come da programma, siamo in Sicilia, mica in Svizzera, qui la puntualità è da sempre un optional, mai una certezza. Dopo una decina di minuti arrivano due macchine, ne scendono alcune persone che si avvicinano al nostro gruppetto: vengono da Ragusa, quindi per loro la sveglia è stata fissata alle 3, non alle 4 come noi “fortunati” di Niscemi. Arriva anche il bus da Caltagirone, con alcune persone a bordo. Anche per loro, quindi, sveglia anticipata, stamani. Alle 6, si parte. Finalmente. Sono 200 km: in due ore e mezza prima li facevamo, ora di ore ne occorrono 4, anzi, visto che l’autista va piuttosto lento, ce ne vorranno 4 e mezza per arrivare. infatti alle 10.30 siamo davanti la sede del CGA. Ma poco male, gli avvocati telefonicamente ci dicono che l’udienza non è ancora iniziata. Si resta lì davanti a “sfantasiare” per un po’, si cerca di “trattare” con i poliziotti della Digos, per capire se possiamo salire, quanti ne possono salire, e chi sarà il fortunato. In 10, dobbiamo essere. Nel giro di alcuni minuti, carta e penna: la lista è pronta. Ma c’è un ma (c’è sempre, un ma!): potremo salire soltanto in 10 oltre i firmatari del ricorso, non è cosi? E’ ovvio che la cosa sia così, per noi attivisti lo è, non certo per la Digos!
Hanno ricevuto ordini: siamo cattivi, noi e non possono certo prendersi la briga di assumere decisioni così a caldo senza avere ricevuto ulteriori istruzioni, ovviamente. Ma c’è un altro ma: l’assessore ed il consigliere comunale che rappresentano il comune di Niscemi, anche loro vanno esclusi dai 10 “papabili”, non è vero? E no che non è vero: anzi, dovrebbe essere vero, ma per una mezz’oretta non si capisce più se sia vero o no, e chi potrà entrare in aula: sicché aspettiamo tutti fuori, per un bel po’ di tempo, senza sapere cosa fare e cosa non fare. Dopo mezz’ora, è deciso: entrano in 5 più i firmatari e, ovviamente, i due rappresentanti del Comune.
Totale, 12 persone.
Documenti, riconoscimento, lei chi è, come si chiama, può entrare, aspettate, contiamo, siete in 13, uno di voi deve uscire. Ma che ci fa, per uno non si può fare una eccezione? No, non si può fare, uno deve uscire. Ora siamo di nuovo in 12, e finalmente ci avviamo verso gli ascensori. Mentre lo facciamo, scendono gli avvocati: non c’è bisogno di salire, è tutto finito, il dibattimento c’è già stato e la sentenza è stata rinviata, fra uno o due mesi sapremo il verdetto. Ma non era un’udienza a pubblica? E noi, quindi, che siamo venuti a fare, qui? Perdiamo un paio d’ore in giro: conferenza stampa, si mangia, c’è un caldo infernale e si suda, si aspetta il bus, e partiamo. Sono le14.30. Anche adesso, si va parecchio a rilento. E sono altre 4 ore e mezza, tant’è che arriviamo a Niscemi soltanto alle 19.00, asfissiati dal viaggio e dalla stanchezza di una giornata angosciante, stanchi, affaticati, esausti ma soddisfatti.
Ne approfittiamo per ringraziare tutte le amministrazioni regionali del passato per l’obbrobrioso e scandaloso stato in cui versano le nostre strade provinciali ed i nostri ponti che si sbriciolano come pane ed anche quella “attuale” che non vuole si costruisca la bretella provvisoria che bypasserebbe il ponte crollato, permettendo un risparmio di tempo di oltre un’ora; ma no, la politica che conta non vuole: che muoiano i siciliani con tutti i filistei, ma il Pd non regalerà la Sicilia ai stelle e solo per colpa di un ponte crollato. Che si fottano, i 5 stelle ed i siciliani, le poltrone del potere non si mollano così facilmente, da queste parti. E non voglio pensare a quei poveracci che hanno dovuto riprendere la strada per Ragusa con le macchine, loro arriveranno alle 20, a casa. Sono stati fuori di casa per 16 ore, oggi, loro. Noi di Niscemi, più fortunati, per 14 e solo per cercare di difendere i diritti di gente che i propri diritti non li vuole difesi. Per difendere la salute dei figli di genitori che non ci pensano e che non ne vogliono sapere, di farlo personalmente.
Di gente che “lascia che siano gli altri a farlo, tanto che me ne frega a me?”.
Per difendere, sino allo stremo, l’ideale di libertà, di dignità, di legalità, di legittimità, di diritto di un popolo che abbandona, da sempre, i propri eroi di una terra costretta a restare immobile, a guardare dalla finestra mentre questi stessi eroi vengono, ad uno ad uno, sterminati dal feroce tiranno.
Per questa volta, sembra che gli eroi non siano stati sterminati, speriamo che non lo saranno mai. Confidiamo ancora nel vostro aiuto e nella vostra partecipazione, anche se sappiamo benissimo che tale aiuto e partecipazione non ci arriveranno: sappiamo benissimo che con un grazie e con un “LIKE” vi laverete la coscienza, a che sarete sempre con noi, virtualmente partecipi, ma colpevolmente assenti ingiustificati ogni volta che c’è, c’è stato, e continuerà ad esserci bisogno di tutti voi.”