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Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

CARA PAOLA – LETTERA APERTA A UN’ AMICA “NODDICA”



Di Daniela Giuffrida

Cara Paola,


tante volte ho provato a raccontare a voi “nordici” – fuori dalla Sicilia TUTTO è nord, anche la Calabria – come la Sicilia sia un mondo a parte, come ciò che va bene per tutti, per noi non valga. Voglio provarci ancora una volta, convinta che la lingua usata nel parlare, sia diversa da quella usata nella scrittura e che ciò che è scritto possa chiarire concetti che, a volte, il “parlato” non riesce a rendere.

La Sicilia è Terra di grandi contraddizioni in cui la voglia di crescere sbatte il muso contro una diffidenza ed una apatia endemiche che non riusciamo/non vogliamo scrollarci di dosso. Chi riesce a farlo è sicuramente il giovane che decide di andar via, in cerca di lavoro quando non di affermazione personale o di riscatto nei confronti di una “natura” che lo ha fatto nascere ai confini fra il mondo industrializzato e la sabbia africana: sabbia dalla quale ci separa solo un lembo di mare, sabbia che lo scirocco provvede a restituirci attraverso la pioggia e in ogni stagione.


Qualcuno ama definirci “Africani del nord” ed io stessa lo faccio spesso: non ti nascondo che vivo questa “condizione” con grade orgoglio e dignità, doti tipiche dei miei fratelli africani, ma questa è un’altra storia.



Ti dicevo che la Sicilia è terra di grandi contraddizioni, in cui orgogli antichi si mischiano a grandi difficoltà: Terra fatta di gente che per non mostrare la propria “povertà” a te “straniero” che arrivi a casa sua – da Villa San Giovanni in poi, ripeto, tutto è straniero – spalanca “porte e purticati” e ti offre con gioia il pranzo, al quale ha provveduto magari con soldi chiesti in prestito alla vicina di casa, soldi che restituirà non senza grandi sacrifici.



Questa è Terra senza tempo che rincorre il tempo ma che, a conti fatti, resta ferma, bloccata dalla propria diffidenza che non è gratuita ma nasce da secoli di soprusi che la gente del nord ha elargito con perseveranza e senza soluzione di continuità. Per questo non riesco a comprendere nè a giustificare l’insorgere nell’isola di un certo “salvinismo” che sembra promettere mari e monti, convogliando il malcontento generale in un’unica direzione… ma anche questa è altra storia.

Il Siciliano, però, non è un “santo”, al contrario: sa trasformarsi in demone quando intravede o sospetta un pericolo per la sua “roba”, o la sua famiglia e difende queste con tutti i mezzi che possiede, leciti e anche no.



A volte, il “sicilianodalgrandecuore” e in buona fede, cerca di crescere e si inventa un percorso politico, convinto di poter cambiare le sorti di questa Terra, ma appena varcato lo stretto che lo separa dalla “Italiapadrona” riesce a perdere la propria innocenza e a infilarsi in giochi di potere più grandi di lui, giochi che finiscono col farne il peggiore nemico di quest’ isola. La storia recente della politica siciliana ne ha dato e continua a darne, ampia dimostrazione.


Del resto, la necessità di adeguarsi alle direttive del partito “italiano” al quale si decide di aggregarsi, sconfina nel far passare il povero politico, sedicente “convinto” salvatore del suolo e delle tradizioni sicule, dalla parte di una politica “italica” sordida e profittatrice, con tutte le coseguenze che ne derivano. Non intendo con questo giustificare alcuno: di politici siciliani, in mala fede fino al midollo, pronti a svendere la nostra bandiera per un posto al sole, ne abbiamo avuti e ne abbiamo tanti che, sopportarne la metà, è stato ed è già troppo.


Ma tornando al Siciliano, in generale, posso dirti che il suo grande cuore non teme concorrenza, nel bene e nel male: magari ti guarderà con diffidenza, magari si pavoneggerà atteggiandosi a spocchioso e pieno di boria ma, se riuscirai a “conquistarlo”, se riuscirà a oltrepassare i tuoi e i propri limiti e a fidarsi di te, lo vedrai pronto a regalarti la sua vita – se ne hai bisogno – o comunque a metterla a tua disposizione. Ma attenzione, allo stesso modo, è altrettanto pronto a prendersi la tua di “vita”, se lo tradisci.

Sempre pronto a perdonare e a “passarici di supra”, nonostante il suo orgoglio, la vendetta più grande per un siciliano tradito è eliminarti dalla sua esistenza: finchè questo non accade ogni rapporto è rivedibile, ogni fraintendimento risolvibile, ogni frattura sanabile.

Questo è.

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