top of page
Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

Da Nord a Sud: viaggio nella terra dei “NO”.

di Daniela Giuffrida

Un territorio devastato dalla noncuranza e dal malaffare, quello italiano. Quando non è la delinquenza comune a farlo, provvede la cattiva amministrazione di enti ed istituzioni, pubblici e privati, a rendere la vita difficile al cittadino.

Se poi è lo Stato a scordarsi dell’esistenza di una Carta Costituzionale ed avalla, concedendo autorizzazioni “illegali” o non impedendo la violazione di alcuni diritti inviolabili dell’uomo, come quello alla salute (art.32) o quello alla stessa vita (art.2), il malcontento inevitabilmente si leva, si nutre di se stesso, prospera e cresce a dismisura ed è così che in ogni angolo del paese si leva un unico grido di protesta ed è “NO!”


80

NO al TAV, quello degli abitanti della Val di Susa e di quegli italiani che si oppongono ad un’opera costosa e inutile come il Treno ad Alta Velocità, per il quale si scava un tunnel dentro una montagna ricca di amianto e si deturpa un’intera valle per un “bisogno di velocità” inesistente ed estremamente dispendioso. NO TAV e NO NUKE scendono in strada a fianco dei NO ai Treni Nucleari, insieme, contro quei treni merci che transitano allegramente e nottetempo sul tratto Torino-Modane, con il loro carico di tonnellate di scorie nucleari, provenienti dall’impianto EUREX di Saluggia (uno dei tre siti di stoccaggio scorie radioattive di III categoria, le più pericolose da stoccare poiché la radioattività permane per centinaia di migliaia di anni) deposito in cui sono “ospitate” le scorie provenienti dalle centrali elettronucleari dismesse di Trino Vercellese e Caorso e destinate a località francesi come la cittadina di La Hague.

Sono ancora “dissenzienti”, verso le fonti di energia tradizionali e altamente inquinanti i NO Oil, No Inc ed i NO Coke che gravitano nell’area nord del paese ed i NO al Carbone da Savona a Brindisi, laddove le grandi centrali elettriche usano quel combustibile fossile, dimenticando come lo stesso sia responsabile del 44% delle emissioni di gas serra mondiali e, quindi, considerato il peggior nemico per il clima di tutto il pianeta.

Mano a mano che si scende verso sud, il popolo dei “NO” cresce ancora e trova terreno fertile e ben concimato da rifiuti di tutti i tipi, in Campania, dove le dichiarazioni di Carmine Schiavone, il pentito dei Casalesi morto qualche mese fa ,che per primo raccontò ai magistrati dei rifiuti tossici seppelliti nella Terra dei Fuochi, hanno permesso di scoprire un verminaio di interessi e intrallazzi di tutti i tipi che hanno massacrato quella terra. Ogni giorno, in quell’area fra le province di Napoli e Caserta (circa 1076 km²), 57 comuni e circa 2 milioni e mezzo di abitanti sono costretti a fare i conti con lo sversamento illegale di rifiuti (anche tossici) , che spesso vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono per ogni dove sostanze tossiche di tutti i tipi, diossina compresa. Ogni giorno, quella “Terra dei Fuochi”, è costretta a vedere crescere il numero di decessi fra i suoi bambini ed i suoi figli più giovani.

Approfondendo la ricerca su quelle che sono le “piaghe” di questo paese ci si rende conto di come i problemi che gravano su tutto il territorio sono molto più grandi e numerosi di quanto non sembrino ad una prima rapida analisi. E sono No TRIV, NO INC, No TAP e si moltiplicano e si fondono e manifestano insieme contro le trivellazioni lungo le coste meridionali, contro i gasdotti permessi in zone altamente sismiche, come a Sulmona, in Abruzzo, o in Puglia dove l’accordo sull’approdo del gasdotto Trans Adriatico TAP, nella Marina di Melendugno a San Foca (Lecce), sembra si concluderà, nonostante la presa di posizione negativa della Presidenza di quella regione. Quel gasdotto, proveniente dalla frontiera greco-turca, attraverso Grecia e Albania, approderà così in Italia, permettendo l’afflusso di gas naturale destinato all’Europa.

11390367_984685474883429_7801478804257818708_n

Sono NO ai Radar Militari, No Uranio impoverito, No Gherra e tanti altri “NO” quelli che in Sardegna chiedono il rispetto della salute di tutta la popolazione e di un territorio in cui uranio impoverito, metalli pesanti, polveri sottili e nanoparticelle, riscontrabili nelle aree limitrofe ai poligoni (così come nella Terra dei Fuochi), preoccupano oltremodo la popolazione locale. Una Sardegna bellissima ma sede di innumerevoli basi militari, inserita in una lista di siti “ideali”, atti ad ospitare  il deposito nazionale delle scorie radioattive provenienti dalle opere di bonifica delle centrali italiane in dismissione. Un enorme “contenitore” di scorie “speciali” provenienti dalle attività medicali di altre regioni e di quelle prettamente “nucleari” a bassa e media attività, mentre quelle ad alta attività dovrebbero transitare soltanto (seguendo i “tempi italiani” ovviamente) per essere poi trasportate all’estero.

Preoccupatissimi i Sardi dal momento che le caratteristiche della loro isola (nessuna sismicità, poca popolazione, pochi insediamenti industriali, condizioni climatiche miti ecc…) sembra farebbero propendere la scelta della Sogin sul loro territorio. La SOGIN, lo ricordiamo, è la società di Stato responsabile del “decommissioning” degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi compresi quelli prodotti dalle attività industriali. Oltre ad occuparsi dello smantellamento delle quattro centrali nucleari italiane di Trino Vercellese, Caorso, Latina e Garigliano, la società si sta occupando anche delle degli impianti di Bosco Marengo (AL) e degli ex impianti di ricerca Enea  di Saluggia (VC), Casaccia (RM) e Rotondella  (MT). Ed è sempre la SOGIN Società che ha il compito di localizzare, realizzare e gestire il Deposito Nazionale che sarà, certamente, un’infrastruttura ambientale di superficie.

Insomma un’Italia, attraversata in lungo e largo da fonti di inquinamento di tutti i tipi, un Italia in cui perfino la minuscola Lampedusa deve fare i suoi conticini con l’alta concentrazione inquinante di onde elettromagnetiche prodotte dalla grandissima presenza di radar ed antenne di tutti i tipi, ma, dulcis in fundo: la Sicilia.

LA SICILIA

In Sicilia, negli anni, si è sviluppata e concentrata una rete di interessi mista a nefandezze di tutti i tipi che hanno provocato e provocano, quotidianamente, gravissimi problemi alla popolazione. Dal “triangolo della morte” che vede coinvolti i tre petrolchimici di Gela, Priolo e Milazzo, all’elettrodotto di Terna che, nella Valle del Mela, sta creando serissimi problemi alla salute degli abitanti di interi quartieri, alle discariche di rifiuti più o meno autorizzate, più o meno abusive, agli accumuli di “percolato” che, non trattato, va ad inquinare falde acquifere, ai depuratori obsoleti o malfunzionanti. A tutto questo, come se non bastasse, bisogna aggiungere il serissimo problema delle onde elettromagnetiche e delle installazioni militari.


La Sicilia, posta al centro del Mare Nostrum, considerata dagli antichi Greci e da tutti i popoli che si affacciavano sul Mediterraneo un approdo sicuro per i loro scambi commerciali e culturali, quella che era una terra pacifica, culla di pace e di cultura, è diventata dopo il secondo conflitto mondiale: “una terra di confine, una sorta di cuscinetto fra la civilizzata Europa ed il sud del mondo da civilizzare”, così ebbe a definirla mesi fa l’allora ministro della Difesa, Mario Mauro, a margine di un vertice dei 28 paesi della Nato. Una posizione netta che rispecchia in toto la visione che della Sicilia hanno avuto tutti i governi, dal dopoguerra in poi e che non lascia adito ad ipotesi e fantasie di alcun tipo. E’ la stessa visione che ha giustificato accordi bilaterali stipulati dall’Italia con gli Stati Uniti che, dal 1947 in poi, hanno autorizzato la presenza di installazioni militari di tutti i tipi.

La Sicilia si trova al centro di uno “scacchiere internazionale” ma di fatto ad essere sotto scacco sono i siciliani. Il primo attacco alla loro incolumità, venne sferrato il 15 giugno del 1959, anno in cui venne ”inventata” la base di Sigonella. NAS Sigonella, da quella data, fa da padrone di casa per più di 40 altri comandi statunitensi e attività. Si trova nella pianura di Catania a 40 km a sud del Monte Etna ed è la più grande base aeronavale e nucleare USA in Italia. Ma questo i siciliani lo sanno. Quello che forse non sanno, è che la base ospiterà a brevissimo tempo, il sistema di sorveglianza AGS ed i micidiali Global Hawks oltre ai Predator che già ospita.

24530001_italia-succursale-politica-militare-degli-usa-entro-il-2017-diventer-pienamente-operativo-in--0

Si tratta di droni, quegli aerei senza pilota che permetteranno agli USA di cambiare il volto delle guerre del futuro, permetteranno loro di distruggere tutto ciò che vorranno, senza poter fare discriminazioni fra militari e civili, come avviene di solito nelle guerre “tradizionali”, restando comodamente seduti dietro una consolle o attraverso un palmare. Questo sistema di trasmissioni sarà garantito e amplificato dalla potenza delle antenne della “stazione” NRTF (Naval Radio Transmitter Facility) di Niscemi, la stazione satellitare americana nata all’interno di un importante sughereta, nel 1991. L’uso dei droni permetterà agli statunitensi di non vedere più rientrare in America bare ricoperte da bandiere a stelle e strisce, ma farà di quella base americana e del paese di Niscemi, il cui Municipio e centro storico distano meno di 5 km dalla stessa, un obiettivo militare per tutte quelle potenze che vorranno liberarsi dalla sorveglianza dell’occhio del “grande fratello” americano.

Niscemi è un piccola cittadina della provincia di Caltanissetta è arroccata su un altopiano che domina la piana di Gela e dal suo belvedere si possono ammirare, verso sud, le “magnifiche” ciminiere del petrolchimico di Gela, mentre spostando lo sguardo tutt’intorno sulla pianura, si può osservare un discreto numero di trivelle, di diverse dimensioni, che bucano e perforano senza tregua, quella terra fertilissima. Trivelle e antenne sono un pessimo binomio ed un altrettanto pessima compagnia per il carciofo violetto della cui produzione, Niscemi vanta il 12% dell’intera produzione mondiale. Alle spalle di Niscemi, la Sughereta e dentro la sughereta il M.U.O.S.

IL M.U.O.S. (Mobile User Objective System)

La sughereta di Niscemi è una riserva naturale orientata (la seconda sughereta in Europa per grandezza e anzianità) estesa 2.939 ettari, di cui 1.179 in zona A. Quella superficie in fascia A, in cui l’inedificabilità è ASSOLUTA”, è occupata dalla base americana NRTF e, nel suo interno, sono state installate 46 antenne (due delle quali sarebbero in disuso) che trasmettono già da 24 anni e le tre parabole del M.U.O.S.  Il M.U.O.S. ovvero il “Mobile User Objective System”, non è soltanto l’elogio della follia della guerra, l’estrema profanazione del paesaggio e dell’ambiente, ma anche un insulto alla salute e all’incolumità del popolo siciliano. Si tratta di un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare che, inizialmente, doveva essere installato all’interno della base NATO di Sigonella.

La US Navy, compiuti i propri studi sul progetto Muos, decise che sarebbe stato pericoloso per i velivoli ospitati ed in transito in quella base. Quindi, perchè non installarlo a Niscemi? In fondo, sulla traiettoria delle tre parabole c’era soltanto l’aeroporto civile di Comiso e appena 12 rotte aeree che intersecano quelle “latitudini” per non parlare poi di un paio di milioni di siciliani che vivono nelle tre province interessate dalle elettroemanazioni del M.U.O.S.

4

Ma cos’è il M.U.O.S.? Il M.U.O.S. altro non è se non un sistema di comunicazioni satellitari (SATCOM) ad alta frequenza (UHF) e andrebbe ad agire in concomitanza con le altre 44 antenne, già esistenti dentro la base, anch’esse ad alta frequenza e ad una a bassa frequenza (LF) nota come la grande Verden, un antenna alta 140 m. che permette di comunicare con i mezzi sottomarini di mezzo pianeta. E’ composto da 4 satelliti geostazionari (più uno di riserva) e da quattro stazioni di terra, poste una in un deserto della Virginia, una in un deserto dell’Australia, una nella zona sud dell’isola di Honolulu (isola intasata da basi americane) e infine la NRTF in Sicilia, vicinissima oltre che a Niscemi anche a tanti altri centri densamente abitati.

Questa sua posizione avrebbe dovuto destare maggiori preoccupazioni e meno leggerezza fra gli amministratori che rilasciarono le autorizzazioni. Il Governo nazionale, per primo, il Comune di Niscemi e poi anche il Governo regionale, concessero autorizzazioni basandosi su relazioni tecniche in cui non vi era alcuna traccia dei pericoli possibili, dovuti ad incidenti e dei rischi degli errori di puntamento delle parabole. Non veniva minimamente considerata la vicinanza dell’Aeroporto di Comiso (a soli 18 km) e delle possibili incidenze che i campi elettromagnetici avrebbero potuto esercitare sul traffico aereo. Ma questi accertamenti negli ultimi anni sono stati oggetto di studio approfondito di scienziati di fama internazionale e per due volte di un verificatore del TAR Sicilia ed hanno visto, il 13 febbraio scorso la pubblicazione di una sentenza (461/2015) del TAR Sicilia, attestante l’invalidità delle autorizzazioni concesse e quindi l’abusività dell’intera struttura. Alla sentenza è seguito prima un “nulla di fatto” da parte delle autorità preposte all’applicazione della stessa, quindi un sequestro cautelativo delle parabole da parte della Procura di Caltagirone che, avendo rilevato la continuità di un illecito, ha imposto i sigilli all’installazione.

Si attende adesso soltanto il prossimo 8 luglio, data fissata dal CGA per esprimersi nel merito ed in maniera definitiva su tutta la questione. Sono trascorsi quasi 4 anni da quel 4 novembre 2011 in cui il prof. M. Zucchetti, Ordinario di Impianti Nucleari presso il Politecnico di Torino ed il dr. Massimo Coraddu, Consulente esterno del Dipartimento di Energetica dello stesso Politecnico, consegnarono al Comune di Niscemi, dal quale erano stati nominati consulenti, la loro prima “Relazione sui rischi specifici dovuti alle emissioni del sistema Muos”.

5a46b6d0-9bc1-436a-952a-f699aa7b421e_1200x499_0.5x0.5_1_crop

Quella data, quel documento, rappresentano sicuramente l’inizio della lotta “dura” contro il Muos, sebbene diverse cose fossero state già fatte nei tre anni precedenti e diversi segnali di presa di coscienza fossero già arrivati da alcuni abitanti della cittadina nissena. Lo scorso 22 aprile una delegazione di No Muos, accompagnati dai loro avvocati, dallo stesso prof Zucchetti e da alcuni rappresentanti della politica che, in momenti diversi, si sono dimostrati partecipi delle istanze della popolazione niscemese come Gianluca Rizzo, deputato parlamentare del M5S, appena rientrato da una visita “ispettiva” alla base americana di Niscemi, Giampiero Trizzino, presidente della 4a commissione Territorio e Ambiente dell’ARS di Palermo, ospiti dell’eurodeputato del M5S Ignazio Corrao hanno varcato, per la prima volta,  le soglie del Parlamento Europeo a Bruxelles ed hanno raccontato in una conferenza durata oltre 4 ore, cosa sia il M.U.O.S. A margine della conferenza, una serie di  incontri fra alcuni attivisti ed esponenti di primo piano dei Verdi Europei, hanno permesso di stabilire una strategia per ottenere audizioni sia presso la Commissione Petizioni che in Commissione Ambiente. Ovviamente, così come dichiarato dall’avvocato Rossella Zizza, che ha curato il ricorso al TAR e poi al CGA per conto dell’associazione No Muos Sicilia e che era presente agli incontri, “i tempi delle Istituzioni europee potrebbero non essere brevissimi, soprattutto per quanto concerne la Commissione Ambiente, ma speriamo di accelerare i tempi anche con il supporto di parlamentari di altri gruppi politici e di arrivare al più presto ad un’audizione congiunta.”

Missione positiva quella presso il Parlamento Europeo, quindi, ma il popolo dei No Muos è in trepida attesa del pronunciamento definitivo del CGA sul ricorso presentato dal  Ministero della Difesa italiano, avverso la sentenza 461/2015 del TAR Sicilia dello scorso 12 febbraio, sentenza che stabiliva l’assoluta illegalità della istallazione americana.

thQXSIWDR6

Tutto bene in questo momento, dunque, ma ci sono voluti anni di manifestazioni e petizioni di singoli cittadini come il prof. Giuseppe Maida ed i diversi presìdi i cui turni venivano regolarmente coperti da semplici cittadini e dagli attivisti del Movimento No Muos Sicilia; ci sono voluti gli sforzi degli attivisti del Coordinamento Regionale dei Comitati No Muos ed il loro presidio permanente tenuto in vita ancora oggi. Ci sono volute le Mamme No Muos che riunitesi in Comitati, da Niscemi e da altre province, sono scese in strada con un loro presidio prima e poi sempre presenti, anche loro, nei blocchi stradali per impedire l’ingresso dei convogli che portavano gli operai dentro la base.

162

Ed i lavori sono andati a rilento, facendo accumulare agli statunitensi forti ritardi sulle loro “tabelle di marcia”, permettendo ad un team di legali eccezionali, che hanno sempre operato gratuitamente, di promuovere azioni legali in nome e per conto delle associazioni, dei Comitati No Muos e anche di semplici cittadini. Ci sono voluti mesi e mesi di lotta, 2 occupazioni dell’aula consiliare del Municipio, diverse manifestazioni nazionali che hanno portato a Niscemi migliaia di manifestanti provenienti da tutta le parti d’Italia e dall’intera Sicilia. Ci sono volute denunce su denunce ricevute dagli attivisti. Ci sono volute invasioni della base e le arrampicate sulle antenne degli attivisti e i canti e gli scioperi della parola di Turi Cordaro Vaccaro, il pacifista ben noto anche in Val di Susa c’è voluto il tamburello del reverendo Morishita, il monaco buddista che vive nella pagoda della pace a Comiso. Ci sono volute notti bianche e giorni passati ad una tastiera a scrivere articoli su articoli che portassero fuori da Niscemi, ciò che a Niscemi succedeva. Ma soprattutto c’è voluto uno studio importantissimo, quella prima relazione recante le firme dei due grandi scienziati del Politecnico di Torino, Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu. A quella relazione ne sono seguite altre che hanno coinvolto nomi importanti del panorama scientifico internazionale, sempre sotto il coordinamento del prof Zucchetti, hanno lavorato con lui nomi come quelli di Massimo Coraddu, appunto, Eugenio Cottone, Valerio Gennaro, Angelo Levis, Alberto Lombardo, Cirino Strano, Marino Miceli e il giovane Giuseppe Pace. A questi scienziati e tecnici che hanno prestato la loro conoscenza ed il loro tempo, sempre a titolo gratuito, comunque andrà a finire questa strana vicenda, va sicuramente la gratitudine dei niscemesi e di gran parte del popolo siciliano.

Per  Terroni di Pino Aprile

0 visualizzazioni

Comments

Couldn’t Load Comments
It looks like there was a technical problem. Try reconnecting or refreshing the page.
bottom of page