di Daniela Giuffrida
Dopo le proteste dei No Tav in Val Susa contro il megaelettrodotto che dovrebbe collegare la stazione elettrica di Grand’Ile, in Savoia, a quella di Piossasco, a pochi chilometri da Torino e quelle nella Valle del Mela in Sicilia, dove le proteste di comitati e associazioni sono riuscite ad ottenere, dopo anni, solo il sequestro di un pilone.
Dopo le rimostranze e le denunce delle comunità irpine per i nuovi elettrodotti previsti da Terna nel Parco dei Picentini, tra Deliceto e Bisaccia, tra il Goleto ed Avellino; dopo il sequestro dell’elettrodotto “Sant’Angelo dei Lombardi-Castelnuovo di Conza”, ordinato dalla Procura di Avellino; da alcuni giorni a ribellarsi allo strapotere di Terna è la popolazione di Lanciano, un piccolo centro dell’Abruzzo.
Grande tensione lo scorso 8 luglio in contrada Sant’Onofrio, a Lanciano, fra i proprietari di diversi ettari di terreno coltivato e i tecnici di Terna, tornati per iniziare i lavori di cantierizzazione dell’elettrodotto Villanova-Gissi.
Non sono mancate discussioni accese, spintoni e malori, come testimoniato da televisioni locali presenti sul posto, ma i manifestanti sono riusciti a bloccare l’occupazione a seguito di esproprio, di quella terra coltivata, frutto del lavoro di generazioni di contadini del posto.
16 i Comuni interessati dal nuovo elettrodotto, ma i Comuni di Lanciano, quello di Castel Frentano e Paglieta, che non hanno mai sottoscritto alcun protocollo di intesa con “Abruzzoenergia” (cui, in seguito, è subentrata Terna) erano rappresentati dai loro organi istituzionali i quali hanno manifestato, puntualmente, il loro dissenso oltre a quello della propria gente, verso un’opera inutile e nociva.
Dalla Sicilia, il Comitato “Mamme per la Vita” di Saponara, l’ Associazione “I Cittadini Villafranca Tirrena” ed il Comitato “Per la Tutela di Venetico”, (facenti parte del Coordinamento Nazionale No Elettrodotti Inutili) hanno manifestato la propria solidarietà ai “fratelli nella lotta contro Terna” di Sant’Onofrio di Lanciano.
“Semplici cittadini – scrivono i due Comitati e l’associazione – che si oppongono alla costruzione dell’elettrodotto Villanova-Gissi per conservare integri i loro terreni, fonti di sostentamento economico, sono stati attaccati fisicamente da tecnici della Società Terna che in data 8 luglio u.s. oggi dovevano procedere ad una “immissione in possesso” in contrada Sant’Onofrio. Già conoscevamo l’arroganza e i metodi sprezzanti con cui Terna esercita il suo strapotere, ma pretendere di imporsi con la violenza e perpetrare impunemente lo scempio del territorio, è davvero troppo! Noi cittadini italiani crediamo di avere il diritto di salvaguardare il nostro territorio e la nostra cultura; crediamo di avere il diritto di difendere i nostri paesi dall’invasione e manomissione scellerata da parte di lobbies e multinazionali, dedite all’accaparramento di profitti privati a danno del bene comune. “ Concludono il loro comunicato, invitando Terna a “rivedere il proprio atteggiamento dittatoriale (purtroppo agevolato dalle politiche economiche del nostro governo), senza scatenare una guerra che porterebbe solo danni a entrambe le parti ed a rispettare la volontà popolare e il territorio di cui noi cittadini siamo custodi per i nostri figli e le generazioni future.”
“Non è la prima volta che il colosso dell’energia cerca di imporsi sulle popolazioni locali, operando espropri, occupazioni d’urgenza e prosecuzione dei lavori – ci racconta Augusto De Sanctis attivista del Forum Abruzzese e di quello Italiano dei Movimenti per l’Acqua – lo aveva fatto già nel 2008 a proposito del progetto riguardante l’elettrodotto aereo da 380kV tra le provincie di Padova e Venezia, il cosiddetto “Dolo-Camin”. In quel caso, il tracciato previsto si sarebbe sviluppato a ridosso dei centri abitati compromettendo un territorio di grande pregio paesaggistico.“
D. Il colosso Terna, con circa 63.900 km di linee in Alta tensione, oltre 150 cantieri aperti su tutto il territorio nazionale, per un valore di 3 miliardi di euro, con oltre 1.200 km di nuova rete in costruzione e 60 nuove stazioni, cederebbe il passo a semplici cittadini, amministratori locali e comitati territoriali?
R. Ci son voluti cinque anni di lotta, manifestazioni, raccolta firme e tante decine di migliaia di euro spesi per i ricorsi presentati nelle varie fasi dibattimentali e tre sentenze del TAR del Lazio annullate, ma nel luglio del 2013, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da 185 cittadini, dai Comuni di Vigonovo (PD), Saonara (PD), Stra (VE), Camponogara (VE), Dolo (VE) e Fossò (VE) e dai comitati della Riviera del Brenta ed ha bloccato i lavori dell’elettrodotto.
D. Ma cos’era accaduto, tre sentenze di un Tribunale Amministrativo Regionale che esprimono un parere, poi confutato dal Consiglio di Stato…la dice lunga.
R. In un primo momento, nel 2008, Terna aveva presentato un progetto che prevedeva l’interramento dei cavi ed aveva ottenuto le autorizzazioni, successivamente invece aveva dichiarato che l’unica soluzione possibile fosse quella aerea ed il Ministero, basandosi esclusivamente su quanto dichiarato da Terna, aveva autorizzato la “trasformazione” del progetto.
D. Ci sono stati altri “casi” risolti positivamente per la popolazione?
R. Il caso del raddoppio della dorsale Adriatica è paradigmatico della capacità dei cittadini che si organizzano dal basso, di evidenziare lacune progettuali e, ormai sempre più spesso, la totale inutilità di queste opere per il servizio, interventi il cui costo ricade per centinaia di milioni di euro sulla bolletta di tutti gli italiani. Il tratto Teramo-Fano della dorsale è stato bloccato nel 2013 in fase embrionale – continua ancora Augusto De Sanctis – dalla stessa regione Marche perché, alla sottoscrizione del Protocollo d’intesa, non aveva fatto seguito la stipula degli accordi di programma tra gli enti coinvolti e Terna; al contrario, si era registrata una forte contrarietà dei Comuni interessati che avevano manifestato energicamente il loro dissenso al passaggio dei cavi e dell’infrastruttura.
“La vicenda aveva trovato il suo giusto epilogo – continua De Sanctis – nel corso della conferenza dei servizi conclusiva a cui avevano partecipato rappresentanti di Terna e delle Province di Pesaro e Urbino, Ancona e Fermo. In quell’occasione era stata evidenziata la necessità di chiudere il procedimento, con esito negativo.”
D. Ci racconta del Villanova-Gissi?
R. Il Villanova – Gissi è l’elettrodotto su cui ci stiamo battendo ora, è un pezzo di questo progetto che doveva attraversare tutte le pregevoli aree collinari del versante adriatico della penisola. Terna aveva giustificato la presenza di questo elettrodotto, adducendo la possibilità di blackout che potrebbero verificarsi in quella zona, dimenticando che nel 2013, simulazioni compiute con dati reali, dagli stessi tecnici di Terna, avevano evidenziato che da Foggia verso nord, nessun tipo di criticità ha mai gravato sulla zona. Gli stessi dati TERNA confermano, quindi, la totale inutilità dell’opera. I costosi cantieri però vanno avanti lo stesso nonostante l’opera ricada per 1/3 in zone classificate ufficialmente a rischio idrogeologico; in alcuni casi addirittura piazzeranno i sostegni in zone di frana attiva!
Ci piace concludere con quanto Terna afferma di sé sul suo sito ufficiale:
Terna potenzia e rende sempre più efficiente la rete di trasmissione elettrica in Italia, perchè lo sviluppo della rete si traduce in un beneficio per la collettività. Terna pone l’alta tecnologia al servizio del sistema e investe per favorire l’interconnessione dell’Italia con l’Europa e per diventarne l’hub elettrico nell’area sud del Mediterraneo ” e infine: “Terna è consapevole della responsabilità verso la collettività e la traduce in un unico progetto strategico: un equilibrio tra esigenze energetiche e la salvaguardia della natura. Cosa ne pensano i contadini di Lanciano e tutti gli altri, lo sappiamo già.
per Team Giornalistico ValleSusa (http://www.tgvallesusa.it/2015/07/megaelettrodotto-terna-contestato-dai-cittadini/)