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Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

“I VECCHI DA CRUCI RUSSA”

di Daniela Giuffrida

Me le ricordo quelle mattine trascorse fra la radio e il centralino della “nostra” Centrale Operativa di Croce Rossa.

Sveglia al mattino presto e poi di corsa in sede, i ragazzi della notte aspettavano il cambio. Avevi preso tutto, la tua camicia azzurra e la tua gonna blu, il caffè per i colleghi a cui davi il cambio, quel libro di Tagore che non avevi ancora letto e i tuoi vent’anni.

Davanti agli occhi il sole sorgeva rapido mentre le ambulanze parcheggiate fra il tuo naso e il mare non riuscivano a rubartene il profumo. Iniziava il tuo turno 8.00/14.00 “Gesù ti prego, fa’ che non chiami nessuno, ma se proprio qualcuno deve chiamare, fa’ che sia una prenotazione-trasporto” …… ma la prima chiamata era sempre un incidente stradale al casello di San Gregorio.

Registrazione frenetica, frenetica la preparazione dell’equipaggio della prima partenza e, due minuti dopo, l’ abz partiva a sirene spiegate.

Col sole dentro gli occhi e il profumo del mare dentro ogni piegolina della tua anima, arrivava il “cambio” delle 14.00: ma tu restavi lì a chiacchierare con gli altri, con gli amici che passavano a trovarti, con gli aspiranti volontari a cui spiegavi come funzionava la Centrale Operativa e con quella voglia di porre rimedio a qualsiasi sofferenza, che ti scoppiava dentro.


Non c’erano feste comandate, non c’erano vacanze, noi eravamo sempre pronti a partire: terremoti, alluvioni, eruzioni, niente ci spaventava, niente ci fermava. Noi eravamo gli “angeli” che tenevano per mano il “colto da malore”, che accompagnavano la vecchietta dal dottore, i disabili in campeggio… noi eravamo quelli che facevano gli scherzi e i gavettoni nelle sere d’estate, quelli del “dai, facciamoci una birra”, del “vado al bar, chi vuole qualcosa?” solo per scaricare la tensione accumulata durante il turno.

Noi “eravamo” e lo siamo ancora, persone speciali, idealisti convinti, non disposti a “venderci” per alcun motivo, noi “I VECCHI DA CRUCI RUSSA” ovvero quelli degli anni 80. Ma i “vecchi veri”, quelli che il corpo dei VDS lo avevano creato, stavano li da più di dieci anni e loro erano stati i nostri maestri, quelli che portavano tatuati dentro l’anima quei 7 principi fondamentali, quelli che ce li avevano trasmessi senza privarsene essi stessi. Perché la Croce Rossa era questo: “una brutta bestia che se ti prende non ti lascia più, per tutta la vita.” Così mi aveva detto uno dei più anziani, una sera dopo il corso. E il “brutto mostro” non ha mai lasciato nessuno di noi.

Ma il tempo passa, la storia si evolve (si evolve?) e arriva il 118: la 0619 va rottamata, il 128 è ormai pezzo d’antiquariato come il Citroën e la campagnola, ma i “vecchi da Cruci Russa” sono cresciuti senza invecchiare, senza perdere nulla di ciò che sono stati. Fanno altre cose ma restano amici e quando uno di loro va via, si stringono in un solo cuore che batte.

Alberto Antonucci, Ciccio Chillè, Nuccio Riscifina, Marcello Giuffrida, Cinzia Lanzafame, Nunzio Rosselli, Lello Zappia, Saro Ficicchia, Elida D’Agata, Josephine, Gregorio Di Leo, la piccola Lorena Giambirtone e tutti gli altri che sono andati via prima e dopo di loro, hanno sicuramente già accolto il nostro Uccio, a tutti loro l’abbraccio fraterno di questi vecchi VdS, rimasti tali fino al midollo.

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(foto da collezioni private di VdS CRI – Catania)

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