Di Daniela Giuffrida
Nella seduta della Camera dei Deputati dello scorso venerdì 18 dicembre, il deputato del M5S Gianluca Rizzo, componente della IV Commissione (DIFESA) e della “Commissione Parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito” ha presentato interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio Matteo Renzi affinché si chiarisca la vicenda che ha visto l’Avvocatura dello Stato mettere pressione sul CGA di Palermo relativamente alla sentenza sulla vicenda MUOS.
Queste le dichiarazioni del deputato Rizzo:
“Aver appreso della squallida vicenda che vede l’Avvocatura dello Stato contrapposto al C.G.A. per “velocizzare” i tempi di chiusura del ricorso in atto contro la realizzazione del MUOS, non mi ha potuto esimere dal far sentire anche nei palazzi della politica che qualcuno vigila. E’ così Renzi dovrà spiegarci se ritiene lecito un comportamento spregevole da parte degli avvocati che difendono i ministeri nei confronti del C.G.A che, ricordo essere indipendente dall’agire del governo, in quanto appartenente al potere giudiziario dello Stato”
“Ma volendo credere per solo un attimo alle affermazioni dell’Avvocatura che intima l’urgente avvio del sistema MUOS, in quanto soggetti ad attacchi terroristici, necessario alla Difesa dello Stato, chiediamo a Renzi se esistono protocolli d’intesa USA-Italia di cui noi della Commissione Difesa non siamo stati portati a conoscenza e che autorizzano l’uso del sistema di comunicazioni spaziale anche alle forze militari italiane.!”
Ricordiamo brevemente quanto accaduto in merito al Muos e riportato in “premessa” in allegato B indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro della Difesa
Il 13 febbraio 2015 il TAR Sicilia con la sentenza n. 461/2015, si era definitivamente pronunciato sui ricorsi riuniti, presentati da Legambiente, dal Movimento «No Muos» Sicilia, dal Coordinamento Regionale dei Comitati NOMUOS e dal comune di Niscemi;
Il 3 settembre 2015, il Consiglio di Giustizia Amministrativa (Cga) di Palermo con sentenza non definitiva n. 581/2015 aveva ritenuto non esauriente la verifica eseguita in primo grado dal verificatore del TAR Sicilia ed aveva ritenuto di dover disporre un approfondimento mediante la nomina di un collegio di 5 verificatori;
Il 7 settembre 2015 l’associazione antimafie «Rita Atria», aveva depositato un esposto alla procura della Repubblica di Palermo nei confronti del presidente del collegio del Cga e del giudice estensore della sentenza, non definitiva, sul Muos, per verificare la sussistenza del reato di abuso in atti di ufficio, ex articolo 328 del codice penale;
Il 17 novembre 2015, l’Avvocatura dello Stato aveva inviato istanza al presidente del CGA per la regione Siciliana chiedendo di intervenire «affinché il Collegio dei verificatori provveda all’espletamento dei compiti assegnatigli da codesto C.G.A. con la massima urgenza», notizia che è stata richiamata anche dalla stampa riportando le dichiarazioni di diniego rilasciate dal Coordinamento regionale dei comitati «No Muos», che intravedono la volontà del Governo di influenzare la decisione non solo sui tempi, ma soprattutto, sul merito, facendo esplicito riferimento agli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre, a giudizio degli interroganti come a voler intendere, di fatto, che il Muos è uno strumento di guerra necessario a difendersi; Il 1o dicembre 2015, il collegio di verificazione dell’impianto Muos, ha chiesto al C.G.A. di Palermo una proroga di 90 giorni per la consegna della relazione finale di verificazione, adducendo la necessità di completare le attività di indagine, tenuto conto anche delle difficoltà nel procedere con i lavori visto il sequestro preventivo dell’impianto di Niscemi; Il 7 dicembre 2015, l’Avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo, alla luce della richiesta di proroga sopra citata, ha inviato una nota di protesta al CGA, dissentendo sull’ulteriore tempo domandato dal Collegio di verificazione e sollecitando, quindi, il completamento delle indagini entro 60 giorni a partire dal 1o dicembre 2015, così come stabilito dalla sentenza n. 581 del 2015, adducendo ragioni di tutela connesse, ad esempio, con lo svolgimento del Giubileo straordinario della Misericordia e con la presenza di obiettivi «sensibili», quali il Teatro alla Scala di Milano e il Colosseo di Roma, ribadendo, nuovamente e secondo gli interroganti forzatamente, il concetto che il Muos sia strumento di difesa e non di comunicazione come sinora è stato presentato all’opinione pubblica –
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