Di Giuseppe Gentile
Ha confessato. È un extracomunitario non buonista. Uno di quelli allenati alla intolleranza. Uno di quelli che gioca a fare la guerra sulla Play Station o su Xbox. Uno di quelli che viaggia coi documenti in regola ma non rispetta le regole. Uno dei frutti marci che la nostra società educa alla intolleranza e all’odio.
Abbiamo trasmesso ai nostri figli il falso diritto a sopraffare l’altro. Non importa se l’altro è bianco o nero, con la divisa o con gli stracci. Bisogna essere dei vincenti ad ogni costo. Anche a costo di vedere l’altro soccombere morendo. La cultura dell’intolleranza e la cultura della supremazia camminano assieme. Chi è più forte vince ed io debbo essere il più forte. Se non ragioni così sei un “buonista”. Uno di quelli che va calpestato perché si arrabbia ma vive una lotta.con se stesso per restare umano. Uno che sbaglia, condanna il proprio errore e vive l’esperienza del proprio limite.
Ci siamo divisi in cattivisti e buonisti ed abbiamo trascurato che esistono pure buonisti che sono cattivisti col mantello. Fermarsi a riflettere prima di puntare il dito sarebbe utile ma non abbiamo tempo. Andiamo di corsa. Corriamo senza sapere dove stiamo andando. Corriamo perché la macchina del fango non si deve fermare. Chi si ferma muore! Quel giovane Carabiniere si è fermato ed è morto. Ha scelto di non impugnare l’arma d’ordinanza.
Gli intolleranti hanno usato milioni di parole. Parole contro! Parole alla ricerca di un colpevole! Parole che non muteranno i fatti ma che usano i fatti per costruire una nuova occasione di supremazia e intolleranza. Eppure esistono coloro che davanti alla morte di un uomo restano senza parole. Ed ecco le urla dell’intolleranza che usano il tuo silenzio. Se stai in silenzio sei complice. Se stai in silenzio é perché sei colpevole. L’omicida è uno straniero che è qui per colpa tua! Abbiamo fretta di trovare un colpevole da dare in pasto all’odio di massa. Bisogna canalizzare la rabbia e renderla fruttuosa. Lo facciamo ogni giorno. E lo faremo pure domani. Usiamo odio ed intolleranza come combustibile della vita. Domattina qualcosa accadrà ancora. Eppure … “Essere buono non è sinonimo di essere idiota, essere buono è una virtù che gli idioti non comprendono.” Non è facile esserlo, troppe volte accade di trovarsi davanti a un idiota troppo convinto di essere invincibile e reagisci. Quel giovane Carabiniere non ha reagito impugnando l’arma, noi invece di fare silenzio abbiamo iniziato ad urlare: inizia una nuova guerra sociale.
* Illustrazione di Al Margen