di Genio Chiara
Oggi cercavo tutt’altro, la mente vagava tra India e Marocco. Volevo scrivere di Tangeri, della Beat Generation, della fuga di certi autori verso luoghi liberi da leggi e restrizioni morali e sociali. Di Pasto Nudo di Burroughs o dei Diari indiani di Ginsberg.
Trovo per una serie di analogie questa bella lettera di Pier Paolo Pasolini, indirizzata proprio a Ginsberg, dove traspare tutta l’amarezza per la moralità statica in cui versiamo noi italiani. Immobili ci culliamo della nostra storia, non inventiamo più nulla, non perché incapaci ma perché non prescindiamo mai dal potere. Odio termini come borghesia, partito, compagni, cose del genere sanno di stantio. Ma la realtà è che noi ci sentiamo tutti figli della borghesia idiota, e abbiamo smesso di sperimentare rivoluzioni. Che siano di linguaggio, artistiche o di qualsiasi altro tipo. Abbiamo smesso persino di farci domande.
Ad Allen Ginsberg – New York (Milano, 1968)
“Caro, angelico Ginsberg, ieri sera ti ho sentito dire tutto quello che ti veniva in mente su New York e San Francisco, coi loro fiori. Io ti ho detto qualcosa dell’Italia (fiori solo dai fiorai). La tua borghesia è una borghesia di PAZZI, la mia una borghesia di IDIOTI. Tu ti rivolti contro la PAZZIA con la PAZZIA (dando fiori ai poliziotti): ma come rivoltarsi contro l’IDIOZIA? Ecc. ecc.: queste sono state le nostre chiacchiere. Molto, molto più belle le tue, e te l’ho anche detto il perché. Perché tu, che ti rivolti contro i padri borghesi assassini, lo fai restando dentro il loro stesso mondo…classista (sì, in Italia ci esprimiamo così), e quindi sei costretto a inventare di nuovo e completamente giorno per giorno, parola per parola, il tuo linguaggio rivoluzionario. Tutti gli uomini della tua America sono costretti, per esprimersi, ad essere degli inventori di parole! Noi qui invece (anche quelli che hanno adesso sedici anni) abbiamo già il nostro linguaggio rivoluzionario bell’e pronto, con dentro la sua morale. Anche i Cinesi parlano come degli statali. E anch’io come vedi. Non riesco a MESCOLARE LA PROSA CON LA POESIA (come fai tu!) e non riesco a dimenticarmi MAI e naturalmente neanche in questo momento che ho dei doveri linguistici. Chi ha fornito a noi anziani e ragazzi il linguaggio ufficiale della protesta? Il marxismo, la cui unica vena poetica è il ricordo della Resistenza, che si rinnovella al pensiero del Vietnam e della Bolivia. E perché mi lamento di questo linguaggio ufficiale della protesta che la classe operaia attraverso i suoi ideologi (borghesi) mi fornisce? Perché è un linguaggio che non prescinde mai dall’idea del potere, ed è quindi sempre pratica e razionale. Ma la Pratica e la Ragione non sono le stesse divinità che hanno reso PAZZI e IDIOTI i nostri padri borghesi? Povero Wagner e povero Nietzsche! Hanno preso tutta loro la colpa. E non parliamo poi di Pound!”
Genio Chiara – https://geniochiara.wordpress.com/2015/07/23/p-p-pasolini-e-langelico-ginsberg-sul-linguaggio-rivoluzionario
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