Di Daniela Giuffrida
(per TGVallesusa)
Dopo la raccolta di articoli pubblicata con “Saggista per caso”, abbiamo incontrato nuovamente Davide Amerio per parlare del suo ultimo lavoro. Un libro ben fatto e ben raccontato in cui l’autore ci offre un viaggio tra storie familiari, e un poliziesco che si sviluppa sulle rive del fiume Po, nel parco del Valentino, a Torino.
D: Eccoci di nuovo a parlare di un tuo lavoro, Davide, che cosa ti ha spinto a scrivere un libro di racconti? In genere la tua produzione riguardava la politica e l’attualità
R: La politica resta pur sempre una “passione”, ma a livello di studio. Quella quotidiana di cui ci inonda la TV è penosa e stucchevole. Luoghi dove si affrontano finti gladiatori dall’ego smisurato, più o meno affetti da megalotimia, ovvero dalla necessità di sentirsi superiori ad altri. La politica è filosofia, storia, sociologia, diritto, economia. Una sinergia di materie e argomenti complessi da capire e analizzare. Cosa c’è di attraente in una trasmissione dove personaggi, piuttosto equivoci, si insultano, urlano e, non di rado, raccontano balle, negando magari tesi che hanno sostenuto l’anno prima?
D: Quindi una fuga verso altro? Verso la scrittura letteraria?
R: Anche la scrittura letteraria può essere politica. Ma in una cornice più ampia, meno dottrinale, più riflessiva; e magari puoi contribuire a seminare qualche dubbio su come va avanti il mondo, senza la pretesa di insegnare nulla, o di aver ragione a qualunque costo. Essendo un lettore, mi piace l’idea di costruire un dialogo con altri lettori, intorno a delle storie, dei personaggi immaginari, ma verosimili, nei quali ciascuno ci può trovare un po’ di sé; oppure di qualcuno che conosce o ha conosciuto.
D: Da dove hai tratto ispirazione per questi racconti?
R: Sono racconti maturati nel corso del tempo. Dapprima erano abbozzi, idee, immagini. Poi ho pensato di dare corpo a questi pensieri sparsi, e ho iniziato a studiare un po’ di scrittura creativa, cercando di migliorare il modo di scrivere, alla ricerca di uno stile che mediasse tra un approccio “tecnico” (della mia origine informatica), e uno più letterario. Mi sono sempre più appassionato alla scrittura come momento di creazione dei personaggi, dei luoghi, delle situazioni, che prendono corpo attraverso le storie.
D: Cosa raccontano queste storie?
R: Le prime due riguardano due famiglie, in due contesti diversi tra loro. Nella prima c’è questo abbinamento tra un modello educativo “antico”, per così dire, che si avvale delle fiabe e, appunto, la fiaba di Pinocchio. Ho un legame particolare con Pinocchio, che risale alla mia infanzia. Nei primi anni ’70 ci fu una casa editrice che creò una collana di libri per bambini, proprio sulla storia del Pinocchio di Collodi, con testo e disegni.
Ogni volume era accompagnato da un disco a 45 giri nel quale il racconto era recitato, niente di meno, che dal grande Paolo Poli. Allora non sapevo chi fosse, ovviamente, lo conobbi nel corso del tempo, e non di meno mi colpì il contrasto tra la sua bravura, il suo talento, l’intelligenza, e la grave discriminazione di cui fu oggetto, in quanto omosessuale.
Il secondo racconto nasce dall’ispirazione di una foto che ritrae tre sorelle di diversa età, realizzata dopo la II guerra mondiale. Quella immagine mi rimase impressa; quei volti mi incuriosivano per le loro differenti caratteristiche, e decisi che c’era una storia da raccontare, ovviamente inventata che non ha nessuna relazione con le originali. E quella storia ha preso corpo nella mia testa, mentre le osservavo e cercavo di dare loro una vita oltre la fotografia.
L’ultima storia è un racconto poliziesco, senza pretese, in cui ho deciso di cimentarmi. Il protagonista è un poliziotto che svolge indagini sulla morte di una giovane ragazza. Conto di creare altre storie con lui.
D: La copertina del tuo libro riporta “Volume I” questo significa che ci saranno allora altre storie oltre a queste?
R: Assolutamente si, sperando in un riscontro positivo nel pubblico. Alcune sono già in fase di preparazione per un secondo volume. Nel contempo cercherò di tradurle per offrirle ai mercati esteri.
D: I tuoi autori preferiti? Ti senti debitore verso qualcuno di loro in particolare?
R: Sono un lettore eclettico, senza una coordinazione precisa nella lettura. A volte ho cinque o sei libri iniziati contemporaneamente, sia di letteratura che di saggistica. Gli autori sono tanti, e sono debitore con ciascuno di loro per quel poco che ho imparato da questi grandi maestri. I nomi non li ricordo tutti ma posso citarti: Buzzati, Scerbanenco, Dacia Maraini, Barbara Alberti, Guareschi, Moravia, Soldati, Pavese, Calvino, Oriana Fallaci, Tiziano Terzani, Oscar Wilde, e tanti altri, stranieri compresi. Poi ci sono i classici, anche del teatro che amo molto leggere, e di fondamentale, per avvicinarsi alla scrittura, ritengo sempre magistrale Manzoni con i “Promessi Sposi”, libro che continuo a leggere e rileggere, sempre incantato dell’arte espressiva del grande maestro.
Bene, non resta allora che acquistare “Storie di ordinaria umanità – Racconti Vol I“ di Davide Amerio, edito in auto produzione per i tipi di Amazon, per valutare le “fatiche” letterarie dell’autore.
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