Di Daniela Giuffrida
Chiudeva gli occhi, reclinava il capo grigio e stempiato alla sua destra e fingeva di morire. Poi, adagio, bisbigliava qualcosa, solo una frase, sempre la stessa.
La sua voce, alta e possente, diventava sottile come un respiro, talmente sottile da costringermi ad avvicinare il mio orecchio alla sua bocca, per potere ascoltare il grande segreto che voleva confidarmi, per ascoltare quelle parole che ormai conoscevo a memoria: “se mi dai un bacio, io resuscito, prova”.
Ed io provavo.
Io ridevo, ma solo un un momento, complice di un gioco che ci rendeva felicissimi entrambi, poi fingevo di essere triste, mi avvicinavo piano al suo naso e gli lasciavo sopra un bacio, quindi facevo un saltello indietro per vedere ciò che sapevo bene sarebbe accaduto.
Si, lo sapevo bene.
Lui spalancava i suoi grandi occhi verdi, identici ai miei, illuminava il suo viso col sorriso più dolce del mondo e poi mi abbracciava forte ridendo. Ridevo anch’io.
Mille volte in questi anni ho sognato quel gioco, mille volte ho creduto di sentire il tuo sussurro: “se mi dai un bacio, io resuscito, prova…”.
Mille volte ho “provato”, mille volte ho creduto di poterti toccare ed ho sfiorato il tuo naso con le mie labbra.
Mille e mille volte ancora.
Ma i tuoi grandi occhi verdi non hanno più avuto sorrisi per me, mi guardano tristi sotto la pioggia, oltre i vetri della mia finestra e il tuo sussurro si perde nel vento.
Ciao papo grande.
La tua “fidanzata” per sempre.