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Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

PASSATO, PRESENTE, FUTURO?


Di Daniela Giuffrida

E’ strano, rimettere un po’ d’ordine nella sua libreria e, fra i tanti volumi, notare quel piccolo libro delizioso che tu le avevi regalato in occasione di una festa della mamma. E’ solo una di quelle pubblicazioni in cui, fra disegni carini e aforismi vari, tu puoi tracciare i tuoi pensieri, i tuoi ricordi. Sfili quel volumetto e provi a sfogliarlo: lei non ha scritto niente solo due foglietti di carta su cui ha appuntato qualcosa che di certo avrebbe voluto poi trascrivere ma che sono rimasti lì: agganciati alla prima pagina con una graffetta metallica, arrugginita dal tempo.

Si, certamente volevi scrivere su quel diario ma poi gli eventi ti hanno preso la mano, sconvolgendo la tua e le nostre vite. Tu scrivevi il 30 gennaio del 2006 il pensiero che segue e non sapevi ancora che due mesi dopo, a tre giorni dal compimento del vostro 50° anniversario di matrimonio, il mostro cattivo se lo sarebbe potato via e tutto sarebbe cambiato.

Ho scritto all’inizio che è strano: è strano aver trovato questo libriccino oggi, visto che proprio oggi è il suo compleanno.

Sembra che tu abbia spinto il mio sguardo proprio su quel diario per ricordarmi il legame che vi univa e che, sono certa, vi unisce ancora: è come se, proprio oggi, tu abbia voluto ricordarmi di essere serena accanto a lui e quindi di non preoccuparmi più per te perché, sebbene ricordare il passato possa far male… “dobbiamo guardare il presente e proiettarci nel futuro”.

Grazie mammina, ti abbraccio forte, abbraccia papo per me.

“Non è vero che ricordare il passato è sbagliato dobbiamo guardare il presente e proiettarci nel futuro (parole del diacono) perchè quando arriviamo a 72 anni pieni di acciacchi siamo così fragili e sfiduciati che davanti a noi vediamo solo sofferenza e paura e allora pensiamo che questo sia il nostro futuro, ma non è così.

Questa sera (30.01.06) stavo con vostro padre dietro i vetri della porta del salone. Lui era scivolato in malo modo mentre veniva a farmi una carezza perché io non ero stata bene e stavo riposando, cosi ci siam seduti a guardare la grande pioggia e gli alberi della piazza piegarsi sotto il forte vento. Eravamo in penombra, io avevo voglia di parlare ma i “commenti” di quella tempesta spezzavano le mie parole e si finiva di nuovo nel silenzio. Poi, non so come, il discorso è caduto sulla sua vecchia moto e sulle questioni che voi conoscete bene. Io capivo che quel discorso gli faceva male e allora l’ho aiutato a scivolare fuori da quei discorsi del passato. 

L’atmosfera era tornata molto serena e piacevole: lui ha ricordato che in quel passato io c’ero già.”

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