da Chiara Macina
per Zoomma.News
Il manoscritto da cui è tratta la leggenda di San Marino risale alla prima metà del secolo X°, si tratta della “Vita Sancti Marini”, un testo agiografico pubblicato dallo storico svizzero P. Aebischer.
Secondo la tradizione Marino arrivò dall’isola di Arbe in Dalmazia, a Rimini nella seconda metà del terzo secolo d.c, chiamato da Diocleziano, con altri scalpellini, per ricostruire il porto e le mura della Città seriamente danneggiati dalle invasioni barbariche, certamente ebbe numerose occasioni di recarsi sul Monte Titano, anche per reperire il materiale necessario al suo lavoro. Decise in seguito di rifugiarsi proprio sul Monte per sfuggire in primis alle persecuzioni contro i cristiani e secondariamente alle insidie di una donna che si professava contro verità, sua moglie, giunta dalla Dalmazia.
Molti sammarinesi nel passato si sono dedicati all’attività di scalpellino in omaggio alle origini del nostro Santo fondatore e anche per l’abbondanza di materia prima. La pietra estratta dalle cave del Titano è l’arenaria, di colore biancastro, giallognolo o grigio. La lavorazione della pietra è stata una risorsa importante per l’economia sammarinese per molto tempo, ora l’attività di scalpellino è molto meno praticata anche per la mancanza di materia prima, le antiche cave cessata la loro attività originaria sono state trasformate in parcheggi.
E’ un omaggio a Marino, nella su veste di scalpellino, via Donna Felicissima, un vero museo d’arte en plein air, dove sono esposte una serie di sculture dedicate al tema della donna, una di queste, è stata realizzata da Valentina Pazzini, scultrice sammarinese, ora vive a Carrara, recentemente si è dedicata alla realizzazione di un’opera ispirata all’attentato terroristico messo a segno lo scorso anno ai danni della redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, esposta alla Biennale di Venezia.
La scultura è intitolata “1711 dfr” ed è realizzata con marmo di Carrara. L’autrice ha portato a termine il lavoro nell’arco di una settimana durante lo Smiaf (San Marino International Arst Festival) del 2013, in occasione del quale Valentina ha organizzato il “Primo Simposio Internazionale di Scultura della Repubblica di San Marino”, coinvolgendo colleghi francesi e tedeschi, animata dalla volontà di riportare la vera scultura all’interno di una Repubblica fondata proprio da uno scalpellino. Ad eccezione di una, tutte le sculture esposte in via Donna Felicissima sono state realizzate proprio in occasione del Simposio.
“Il mio desiderio – spiega Valentina – era quello di creare uno scambio fra artisti professionali e autodidatti sammarinesi e stranieri, secondo un modello sperimentato con successo all’estero, dove piccole città ospitano tramite simposi e residenze decine di sculture e artisti internazionali ogni anno, creando un enorme affluenza di pubblico. Il simposio ha proprio come obiettivo quello di mostrare agli spettatori come si crea un’opera, oltre di essere occasione di incontro fra artisti”. La donna realizzata dalla scultrice sammarinese è in antitesi al modello moderno, è un tributo a un archetipo riconducibile a quello della madre-terra, un immagine femminile materna, con una levatura verso il cielo e l’infinito, lo sguardo rivolto verso l’alto e il seno abbondante, rigoglioso, simbolo di nutrimento nella simbologia antica.
Fonte: http://zoomma.news/?p=2500