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Immagine del redattoreDaniela Giuffrida

Sicilia: dove la liberazione dal nazifascismo significa occupazione statunitense

di Daniela Giuffrida

Pezzo “vecchio”, è datato 26 aprile 2014, è tratto dall’archivio del TG Vallesusa , lo ripropongo perché mai come oggi è stato più attuale e serve a dimostrare che, nonostante siano trascorsi due anni, nulla è cambiato.

Sorge sulle colline che dominano la piana di Comiso (Rg) una bellissima pagoda bianca voluta da un monaco giapponese che nella zona tutti conoscono, Gyosho Morishita. La pagoda della pace è una delle 82 che l’ordine cui appartiene il reverendo ha costruito nel mondo, una in ogni stato diverso. Quando abbiamo conosciuto il reverendo Morishita, lui ci disse che la sua pagoda, l’unica al

mondo del tutto simile a quella del mahatma Gandhi, è stata voluta in Sicilia perché l’isola si trova al centro del Mediterraneo ed è sempre stata terra di cultura e di scambi commerciali e umani che ne hanno fatto un luogo speciale, depositario di valori umani unici.

È vero, la Sicilia è stata un’ isola felice, in cui tutte le popolazioni vicine si incontravano e scambiavano idee e culture, commerciavano fra loro e crescevano insieme… Subì delle conquiste e dei conquistatori, ma lo scudo di una profonda umanità e cultura la faceva comunque resistere e fu così che divenne una terra ricca oltre che di sole e colture anche di pittori e poeti e la sua lingua si espanse per il mondo conosciuto dando origini a nuovi idiomi e a nuova cultura: perfino Dante la ricorda e ne parla nel suo De vulgari eloquentia.

Poi un giorno, una strana “magia” la trasformò in una bruttissima portaerei, imbottita di testate nucleari. Pronta a seminare morte ovunque.

Era il 10 febbraio del 1947, quando venne firmato a Parigi il trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate. Questo venne ratificato nel 1952 ed il suo contenuto come è ovvio, non fu mai modificato. L’art. 50 al comma 2 recita: “In Sicilia e Sardegna tutte le installazioni permanenti e il materiale per la manutenzione e il magazzinaggio  delle torpedini, delle mine marine e delle bombe saranno demolite o trasferite nell’Italia continentale entro un anno dall’entrata in vigore del presente trattato”.  Ed era solo il 1947! Al comma 3 invece recita: “Non sarà permesso alcun miglioramento o estensione delle installazioni esistenti o delle fortificazioni permanenti della Sicilia e della Sardegna”. Ma un trattato Nato, MAI RATIFICATO DA PARLAMENTO ITALIANO, due anni dopo, introdusse il concetto di “difesa nazionale” e mandò tutto a carte quarantotto.

In teoria, dunque, in Sicilia non dovrebbe esservi traccia di giocattolini bellici di alcun tipo ma non è così!

Già 30 anni fa, il monaco buddhista Morishita, insieme con un gruppo pacifista manifestò e marciò su Comiso sotto la  guida di Pio La Torre, proprio 26 giorni prima che questi venisse assassinato. I pacifisti riuscirono in qualche modo a “disarmare” quella base, a renderla inoffensiva. Quella base doveva diventare un aeroporto e lo è diventato ma solo qualche mese fa e solo in misura molto ridotta rispetto al bisogno che quella parte dell’isola ne avrebbe realmente. Non vogliamo essere le “Cassandre” della situazione, ma qualcosa ci dice che i fondi destinati all’esistenza dell’aeroporto, dureranno solo per tutto il periodo in cui il Muos non sarà ancora attivo, quindi miracolosamente si saranno esauriti e altrettanto miracolosamente l’aeroporto dovrà essere chiuso; oppure si scoprirà che, al momento della edificazione, mancavano autorizzazioni e tutta la struttura è abusiva. Ricordiamo che Comiso e il suo aeroporto si trovano esattamente al centro del triangolo, fra sud e sud-est, in cui i fasci di onde delle tre parabole andranno a esercitare la loro “sorveglianza”. È inevitabile dunque che venga “chiuso” visto che gli statunitensi non lo hanno voluto a Sigonella perché avrebbe disturbato il volo dei loro aerei.

La Sicilia si trova dunque al centro di uno “scacchiere internazionale” ma di fatto a essere sotto scacco è proprio la stessa isola!

Il primo attacco alla incolumità dell’isola, venne sferrato il 15 giugno del 1959, anno in cui venne “inventata” la base di Sigonella.

Nas

Sigonella, dal 1959, fa da padrone di casa a più di 40 altri comandi statunitensi e attività. Si trova nella pianura di Catania a 40 km a sud del Monte Etna, è la più grande base aeronavale e nucleare

Usa in Italia. Ma questo i siciliani lo sanno.

Quello che forse non tutti sanno, è che la base sta già ospitando (ne completerà l’ insediamento entro i prossimi 3 anni), il sistema di sorveglianza Ags e i micidiali Global Hawks, i droni, gli aerei da guerra senza pilota.

Al di là del discorso militare, questo comporterà l’arrivo nei prossimi mesi, di tantissimi militari statunitensi con rispettive famiglie al seguito (900 sono stati già spediti in Sicilia dalle basi in Germania perché come hanno ammesso gli stessi ufficiali che tennero il briefing con i 40 giornalisti lo scorso 19 giugno 2013: “la Sicilia occupa una posizione geostrategica importantissima e abbiamo fatto arrivare nostri militari dalla Germania perché qui sono più utili”.

E noi siciliani siamo ben contenti, la nostra ospitalità è esemplare.

Siamo estremamente ospitali noi siciliani, siamo perfino disposti a cementificare ettari di terreni agricoli nel Lentinese, zona fertilissima, vicinissima alla base di Sigonella e sorvolare su vincoli ambientali ed archeologici, bypassando la necessità di permessi e nulla osta che la Soprintendenza di Siracusa non rilascerebbe mai a un “comune mortale” e tutto questo per meglio servire le “esigenze strategiche” degli Usa.

La base di Sigonella, da anni, spreca risorse pubbliche (luce, acqua, infrastrutture ecc.) per militarizzare i nostri territori mentre di fatto blocca, attraverso le servitù militari, lo sviluppo del trasporto aeroportuale in Sicilia, limitando di fatto l’incremento occupazionale e turistico che ne deriverebbe se l’uso della base fosse riconvertito ad uso civile.

In Italia le basi militari Usa-Nato (le cui spese di mantenimento gravano sulle nostre tasche per il 41%, ma non ci sono fondi per le spese “sociali”), mettono in pericolo le nostre vite, anche in tempo di pace. Vorrei ricordare l’incidente del C141 che precipitò il 12 luglio 84 nelle compagne di Lentini mentre portava a spasso per i nostri cieli “uranio impoverito” e pare non sia stato il solo “incidente” occorso in terra siciliana.

Sigonella infine, fa da casa a un numero consistente di aerei cargo e di velivoli “cisterna” che seminano nell’aria,  pericolosi componenti, concentrazioni di veleni e sostanze cancerogene.

Poco lontano da Sigonella, dunque, il M.U.O.S. (Mobile User Objective System) le tre parabole costruite in contrada Ulmo, all’interno della riserva naturale “sughereta” (dove nel 1991 è stata costruita una delle più grandi stazioni di telecomunicazioni della marina Usa) è stato ultimato, il sistema di comunicazioni satellitare statunitense, imposto dagli statunitensi con la complicità di un ministero della Difesa italiana, nel nome della “difesa nazionale” di una non ben identificata nazione, visto che il Muos rende la Sicilia un obiettivo sensibile per chiunque volesse liberarsi dall’occhio di questo “grande fratello statunitense” che tutto vede e che a tutto provvede.

Il micidiale sistema basato su onde elettromagnetiche ad altissima frequenza, inserito in un ambiente “naturale”, densamente abitato, già

devastato dalle elettroemanazioni delle 46 antenne preesistenti e dalla vicinanza delle venefiche esalazioni del vicino petrolchimico, avrebbe dovuto destare maggiori preoccupazioni fra gli amministratori locali che avrebbero dovuto dare priorità alla salute degli abitanti anziché non insistere perché fossero fatti studi più approfonditi sull’impatto ambientale.

Siamo “ospitali” noi siciliani ma siamo anche stanchi di essere considerati un avamposto di confine fra il Nord e il Sud del mondo, siamo stanchi di essere considerati dal governo italiano una colonia, in cui un ospiti non graditi si muovono come “padroni di casa”.

Ma la Sicilia non è solo “vittima” dei padroni di casa stellastrisciati, e’  diventata una sorta di pattumiera dove chiunque osa e “cosa”, potremo parlare a questo proposito delle miniere di Pasquasia e delle scorie custodite all’interno di una vecchia miniera di solfati, situati in una zona di tipo argilloso, la tipologia del terreno più adatta alla sistemazione definitiva di scorie radioattive, comprese quelle ad altissima intensità di radiazione. Secondo l’inchiesta fatta nel 1995, nelle miniere sarebbero depositate scorie di medio livello. Lo testimonierebbe la presenza di Cesio 137, nelle vicinanze di Pasquasia, riscontrate nel 1997, in concentrazione superiore alla norma.

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Ricordiamo che il Cesio 137 è un isotopo radioattivo che ha un’emivita di 30 anni e che viene liberato in caso di fughe all’interno di centrali nucleari. Dopo il 1992, il Corpo regionale delle miniere ha interrotto la sua attività di vigilanza e manutenzione degli impianti che, di fatto, da quella data sono incustodite, ma su Pasquasia vige il silenzio più assoluto. Prima o poi verrà bonificata?

Cosa chiedono uomini, donne e genitori di una Sicilia sporca e inquinata da forze armate internazionali che con la Sicilia nulla hanno a che spartire?

1) I siciliani rifiutano l’idea di una Sicilia come portaerei, come 4° pilastro di uno scudo spaziale e avamposto armato del Mediterraneo.

2) Chiedono che vengano smantellati tutti quei siti che negli ultimi anni si sono aggiunti gli uni agli altri. Siti come la “base dei sottomarini e delle unità navali a capacità e propulsione nucleare di Augusta, o come il Muos e le 46 antenne della sughereta di Niscemi.

3) Ma soprattutto pretendono che venga bonificato il triangolo della morte (Melilli-Priolo-Augusta) e reso vivibile ai suoi abitanti. Che venga creato un registro dei tumori e delle invalidità e mortalità riferibili all’inquinamento dato dai Nucleoi petrolchimici e non solo. Che vengano smatellate le grandi basi radar di Marsala e Noto-Mezzogregorio, lo scalo militare civile di Trapani-Birgi, la stazione radar antimigranti di Melilli-Palombara.

4) Che vengano bonificati siti di raccolta e stoccaggio di materiali radioattivi e testate nucleari nascoste dentro montagne nel nostro territorio (Cava Sorciaro e Caronia sono noti a tutti gli abitanti delle zone). Pretendono che si blocchino i protocolli di intesa che sanciranno la nascita della nuova mega discarica delle unita navali Nato da rottamare a Messina.

5) Pretendono che venga rispettata la loro sovranità popolare e che non ci siano più morti per cancro e leucemia, dovuti a questi mostri. Pretendono figli sani che nascano su una terra sana e pulita e che la Sicilia torni a essere piattaforma di incontri fra popoli, terra di pace e di confronto.

D.G. 26.04.14

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